Quella di ieri è stata una giornata lunga per Theresa May che tuttavia è riuscita ad uscirne vincitrice. La premier brittanica ha riunito tutti i suoi ministri, ma soprattutto quelli più scettici, nella sua residenza di campagna, ha ritirato loro i telefonini per evitare ogni fuga di notizie e li ha convinti a siglare un accordo definitivo su Brexit da presentare all’Unione europea.
Anche i ministri che minacciavano di dimettersi e chiedere voto di sfiducia per May si sono lasciati convincere. Alcuni media referiscono che la May avrebbe distribuito a tutti i biglietti da visita dei taxi locali, sottolineando così che gli eventuali dimissionari non avrebbero potuto usfruire dell’auto ministeriale.
“Questa è una proposta che sono convinta sia positiva per la Gran Bretagna e per l’Unione Europea, e conto che sia accolta bene” ha detto la May. Ha inoltre aggiunto: “C’è ancora molto lavoro da fare con la Ue prima di ottobre, ma è importante che al termine di discussioni dettagliate siamo arrivati a questo punto, la prospettiva di un futuro positivo per la Gran Bretagna”. L’accordo sottoscritto dai ministri prevede la creazione di una zona di libero scambio tra la Gran Bretagna e l’UE per le merci industriali e prodotti agricoli, lasciando al Regno Unito la possibilità di stipulare accordi bilaterali con paesi terzi e scegliere le tariffe che ritiene più giuste.
Per quanto riguarda i servizi, che sono un’enorme fetta dell’economia inglese, le regole non sono ancora chiarissime e dovranno essere discusse in futuro. La libera circolazione delle persone invece subirà dei mutamenti in quanto la Gran Bretagna vuole avere il controllo delle proprie frontiere. Tuttavia sarà possibile stipulare accordi che permetteranno ai cittadini dell’UE di vivere e lavorare sul suolo britannico e daranno gli stessi diritti agli inglesi.
Il documento che la May ha sottoposto ai suoi ministri fungerà da base al White Paper che sarà inviato a Bruxelles nei prossimi giorni. Una vittoria per Theresa May, che è finalmente riuscita ad imporre la sua idea di una Brexit “soft”.