Il Tribunale di Como ha dichiarato il fallimento del Casinò di Campione d’Italia imponendo la cessazione immediata dell’attività Tre curatori sono già stati nominati per seguire la futura gestione della casa da gioco. Si tratta dei commercialisti Sandro Litigio e Giulia Pusterla di Como e Elisabetta Brugnoni di Milano. Si tratta della primo fallimento di una casinò italiano.

Lo scorso 24 luglio i vertici del Casinò aveano depositato un piano di revisione del gravoso debito nel tentativo di evitare l’imminante fallimento. La speranza dei dirigenti era quella di prolungare i tempi e rimandare la decisione fino all’udienza programmata per settembre. Tuttavia, una proroga era stata già concessa il 25 maggio scorso e questa volta la richiesta non ha incontrato il favore del Trubanale.

La richiesta di fallimento era stata presentata un anno fa dalla Procura di Como in quanto il Casinò non era più in grado di versare le quote al Comune di Campione d’Italia che ne era socio unico provocando gravi problemi finanziare all’ente. L’allora consigliere di minoranza Roberto Salmoiraghi (ora sindaco) aveva denunciato ritardi di pagamento che il casinò doveva versare al comune sottoponendo la questione alla Procura di Como. Ne era scaturita un’indaginde per peculato che ha portato alla ricostruizioine dei bilanci e all’attenta analisi della gestione finanziaria.

Il 12 marzo il Tribunale aveva stablitp che la procedura di fallimento poteva essere applicabile in quanto il Casinò di Campione agiva sul mercato come un normale soggetto di diritto privato, contrariamente a quanto sostenuto dai legali della controparte che insistevano sul fatto che la casa da gioco potesse essere considerata al pari di un ente pubblico.

Venendo meno al fine ultimo della sua esistenza, cioè quello di garantire un pareggio di bilancio del Comune, la casa da gioco è fallita con tanto di 132 milioni di euro di debiti. La situazione ora  si fa tetra anche per i quasi 500 dipendenti della struttura.