“Space Force all the way!” ha twittato entusiasta il presidente degli Stati Uniti Donald Trump dopo che vice presidente Mike Pence ha annuciato ufficialmente la creazione della Space Force, un’armata spaziale al servizio degli USA. Sembrerebbe uno scherzo, ma non lo è.

“É giunto il tempo di scrivere il prossimo grande capitolo nella storia delle forze armate, di prepararci al prossimo campo di battaglia nel quale i migliori e i più coraggiosi tra gli americani saranno chiamati a prevenire e sconfiggere una nuova generazione di minacce alla nostra nazione” ha dichiarato con enfasi Pence suscitando indignazione e incredulità in non pochi ascoltatori.

La nuova forza armata extra-atmosferica, che affiancherà quelle già esistenti dell’esercito, Air Force (che già si occupa parzilamente della difesa nello spazio), Navy, Marines e Guardia Costiera, dovrebbe essere creata entro il 2020, l’anno in cui gli elettori potranno rinnovare il mandato di Trump oppure cacciarlo definitivamente dallo Studio Ovale.

La domanda sorge spontanea: a cosa potrebbe servire un’armata spaziale e come verrebbe utilizzata? La risposta, data da Pence stesso, ha dell’inquietante (e dell’assurdo) e fa riemergere a galla ricordi della Guerra fredda: “Una Space Force si rende necessaria perché competitor e avversari potenziali come Cina e Russia hanno già reso lo spazio un dominio di combattimento e gli Stati Uniti non si tireranno indietro di fronte a questa sfida”.

Come per confermare la serietà dell’annuncio, il consulente digitale della Casa Bianca ha lanciato un sondaggio su Twitter proponendo una serie di loghi per la “sesta armata” che gli utenti potranno votare nei prossimi mesi. Tra le alternative, una evidente imitazione del logo della NASA e altre opzioni più o meno fantasiose che richiamano inevitabilmente alla mente il film Starship Troopers, commedia del 1997 sulla militarizzazione dello spazio.

Non sono pochi i dubbi sorti sulla concretezza della proposta. Il budget previsto per i primi cinque anni di vita dell’ambizioso progetto è di 8 miliardi di dollari, una cifra che secondo l’establishment della Difesa di Washington è irrealistica e destinata a crescere a dismisura. Se i Repubblicani esprimono i loro dubbi a bassa voce, i Democratici hanno colto la palla al balzo per sottolineare gli aspetti più ridicoli della proposta. L’ex avversario di Trump Bernie Sanders ha twittato: “Dobbiamo investire nei nostri giovani, nei nostri anziani, nella sanità pubblica e nella difesa ambientale. Le persone sono stanche di spendere miliardi e miliardi di dollari in armi nucleari, missili, bombe e carri armati”.

La voce più autorevole in materia tuttavia è senza dubbio quello dell’astronauta Scott Kelly, che nello spazio ci lavora: “Non mi è chiaro quale sia lo scopo di questo nuovo ramo dell’esercito che sarà incredibilmente costoso e che aggiungerà burocrazia a un comparto già molto burocratizzato. E la mia grande preoccupazione è che lo spazio è stato finora un ambiente dove possiamo lavorare in modo pacifico con tutte le nazioni del mondo, e cambiarlo senza una ragione chiara a questo punto, come ho detto, è piuttosto difficile da capire”. I suoi dubbi sono facilmente condivisibili. La Stazione spaziale internazionale (Iss) è il più lampante esempio di come la scienza e l’esplorazione spaziale abbia negli anni unito nazioni che politicamente erano sul piede di guerra. La costante collaborazione tra astronauti e scienziati americani, russi, giapponesi ed europei ha dato vita a risultati strabilianti e ha spinto l’umanità verso il progresso. Alla luce di questo, è difficile immaginare come missioni più difficili, costose e pericolose (come quella del viaggio su Marte) possano avere successo senza una solida cooperazione tra nazioni.