Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Bisognerebbe però evitare di proporre titoli che suonano francamente ridicoli. Interpretiamo: chi non accetta il “modello Bertoli” è ipso facto “oscurantista”. Lo dirò al più presto ai professori Rigozzi e Zambelloni (visto che li conosco).

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Galileo Galilei fu condannato per aver sovvertito la filosofia naturale aristotelica e le Sacre scritture e fu costretto il 22 giugno 1633 all’abiura delle sue concezioni astronomiche. Tempi e modalità lontane? Non del tutto. In Ticino il referendum in votazione popolare il 23 settembre 2018 vuole impedire la sperimentazione del progetto de “La Scuola che verrà”. Vuole impedire a quattro sedi di scuola media e tre sedi di scuola comunale di sperimentare per la durata di tre anni delle modalità di insegnamento volte a prendere a carico meglio gli allievi in base alle loro caratteristiche. Si tratta di modalità già note oggi nella scuola ticinese dell’obbligo, ma applicate in misura molto limitata: l’insegnamento da parte di due docenti in una classe, l’insegnamento in classi dimezzate, un maggiore sostegno per gli allievi in difficoltà… Si investiranno 6 milioni di franchi sull’arco di tre anni per verificare se i mezzi impiegati consentiranno effettivamente di fare passi avanti nell’apprendimento degli allievi. Esperti universitari indipendenti faranno una valutazione autonoma della sperimentazione rispetto al Dipartimento educazione e all’on. Bertoli.

La Commissione parlamentare scolastica ha persino introdotto nella scuola media una variante da sperimentare “targata PLR”, per consolidare l’accordo finale a quattro: in Parlamento infatti hanno votato a favore del credito PLR, PPD, PS e Verdi, quindi un’ampia maggioranza del Gran Consiglio. Docenti, sindacati della scuola, genitori e partiti affiancheranno la sperimentazione per evidenziare e discutere eventuali e inevitabili problemi che sorgeranno. Il Governo e il Parlamento alla fine dovranno dire la loro sulla sperimentazione e sulla valutazione fatta dagli esperti: ed il popolo potrà ancora esprimersi, tra quattro anni, sulle eventuali modifiche delle leggi scolastiche alla fine del processo, qualora la sperimentazione avesse un seguito in Parlamento. Questo è un percorso scientifico, innovativo, partecipativo e democratico: votiamo quindi Sì alla sperimentazione de “La scuola che verrà”.

PS: una parte dei referendisti, capeggiati da Sergio Morisoli e Paolo Pamini, ha depositato nel 2016 un’iniziativa parlamentare che vuole creare una scuola élitaria e finanziare anche le scuole private: l’iniziativa si chiama “La scuola che vogliamo” e vorrebbe modificare una trentina di articoli della legge della scuola. Morisoli e Pamini vogliono stravolgere la scuola ticinese senza fare alcuna sperimentazione: ecco come predicano e come razzolano!

Stefano Testa