Bandiere a stelle e strisce a mezz’asta, alla Casa Bianca. E’ morto John McCain, repubblicano ed eroe di guerra. Aveva 81 anni. 

Per due volte aveva tentato l’ascesa alla Casa Bianca, concorrendo prima contro Bush nel 2000, poi contro Obama, nel 2008. A sconfiggerlo forse furono proprio gli avversari del suo stesso partito. repubblicani che misero prima in giro la voce che avesse un figlio naturale nero nel South Carolina (e se anche fosse stato?) facendo così vertere la scelta su Bush indi, giocando a suo sfavore, con l’impopolarità “conquistata” dai repubblicani proprio a causa dell’operato di Bush, e facendo sì che il popolo scegliesse questa volta un democratico, Obama.

Controversa anche la scelta della vice che sarebbe stata di McCain, Sarah Palin e non il più acclamato Joseph Lieberman, che McCain tuttavia non avrebbe mai ritrattato, fedele sino in fondo alle sue idee.

Col senno di poi, con l’elezione di McCain la storia avrebbe potuto avere un esito diverso, forse con meno sangue, forse con meno bombe. A parer mio, sarebbe stato preferibile a entrambi gli avversari. Ma io non ero che una bambina di sei anni prima e di dodici poi, e quella storia l’ho studiata (e sudata) su tomi universitari, e non posso certo dire d’averla vissuta.

 Opporsi fu, in ogni caso, per McCain, l’occasione di far sentire il proprio dissenso, anche ai propri (ex?) alleati repubblicani. Nel 2016 si oppose a Trump, criticando la scelta repubblicana di candidare l’esponente di una destra populista e talvolta estremista. E Trump aveva risposto all’ostilità del senatore con il suo solito savoir faire: “Che cosa ha fatto di grande McCain? Si è lasciato catturare. Preferisco chi non si sia fatto prendere.”

Già, perché McCain era stato un eroe di guerra, in Vietnam. Nel 1967 il suo aereo era stato abbattuto sopra Hanoi, e i vietnamiti lo avevano preso prigioniero e torturato per sei anni, sino al 1973. Gli avevano spezzato le braccia, che McCain non avrebbe più potuto alzare per il resto della vita. Torturato, con costole, gambe e denti rotti, tentò addirittura il suicidio in carcere, ma venne fermato dai suoi aguzzini. Seguì il codice militare USA sino alla fine, quando, offertagli la possibilità d’esser liberato, rifiutò, poiché con lui non erano stati liberati anche i soldati semplici. Liberato grazie agli accordi di pace di Parigi ritornò con 23 chili di meno e senza più l’uso totale delle braccia.

McCain al suo rientro in patria nel 1973

Decorato di svariate medaglie, Legion of Merit, Silvesr Star Medal, Bronze Star Medal, Navy Commendation Medal, Purple Heart; iniziò la carriera politica, senza lasciare quella militare, divenendo capitano della marina nel 1977.

Nel 1982 aveva ottenuto la sua rivincita, divenendo deputato e, quattro anni dopo, senatore dell’Arizona. Politico, imprenditore, capitano della marina, la sua era stata una politica di indipendenza, coerenza e contestazione. Dall’incontro a Helsinki tra Trump e Putin, che McCain criticò aspramente, vedendo un’America genuflettersi al cospetto della Russia, aveva sempre più visto di mal’occhio Trump, sino a dichiarare, questo stesso anno, di non volerlo ai suoi funerali. Sapeva di morire, malato terminale di un tumore al cervello. Smesse le cure due giorni fa, McCain si è spento la scorsa notte nella sua casa in Arizona, quattro giorni prima del suo 82esimo compleanno. Lascerà un vuoto incolmabile di una presenza storica, coerente e di incredibile forza.