Nella notte tra sabato e domenica, attorno alle 00:10, tutti i migranti che ancora rimanevano a bordo della nave Diciotti sono scesi sulla terraferma dopo cinque giorni di stallo nel porto di Catania. La decisione, presa dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, è stata presa più o meno contemporaneamente alla diffusione della notizia che il ministro è indagato per sequestro di persona dalla procura di Agrigento.

I 137 migranti scesi dalla nave che per giorni ha occupato le prime pagine dei giornali italiani sono stati accolti dagli operatori della Croce Rossa, che hanno offerto loro l’assistenza necessaria, e poi trasferiti in una struttura adatta ad accoglierli, nella città di Messina.

Le trattive di Matteo Salvini sembrano aver dato frutti: 20 migranti saranno accolti dall’Albania, un altro gruppo dall’Irlanda, mentre dei restanti si occuperà la Chiesa cattolica italiana accogliendoli nelle proprie strutture. Il ministro degli Esteri albanese ha commentato: “Ieri eravamo noi gli eritrei che soffrivano giorno e notte in alto mare, oggi siamo pronti a dare una mano”. E la conferma è arrivata anche dalla Chiesa che si è detta pronta all’accoglienza per “porre fine alle sofferenze di queste persone in mare da giorni”.

Le persone a bordo della nave erano state salvate il 15 agosto scorso ed erano bloccati nel porto di Catania da 5 giorni in quanto il ministro dell’Interno italiano si era opposto al loro sbarco fin quando altri paesi europei non si sarebbero presi carico di esaminare le loro richieste di asilo. Qualcosa si era sbloccato già mercoledì quando 27 minori non accompagnati, malati e con ferite di varia gravità, erano stati fatti scendere dalla nave. In seguito altre 13 persone che avevano urgente necessità di assistenza medica hanno potuto abbandonare la nave. Le donne visitate dai medici hanno raccontato a loro e ai mediatori culturali con cui hanno parlato di aver subito violenze sessuali e abusi nei campi profughi della Libia, racconti che purtroppo non sono rari tra i profughi che partono dalle coste libanesi. Attualmente le donne sono recoverate nel reparto di ginecologia dell’ospedale Garibaldi di Catania dove verranno curate dai traumi fisici provocati dai numerosi stupri. Oltre a loro recoverati anche tre uomini per sospetta tubercolosi.

I politici e gli esperti che negli ultimi giorno sono saliti a visitare Diciotti, hanno riferito che la nave non era adatta ad offrire sostegno sanitario e psicologico ai rifugiati, traumatizzati dalle esperienze in Libia e vittime della scabbia, una dolorosa malattia della pelle.