A Palazzo Mocenigo si respira l’atmosfera della Venezia del ‘700. Dall’esposizione permanente dei costumi, dell’Occidente e dell’Estremo oriente, alla mostra del profumo, ove ampolle in vetro pregiato si aprono alla curiosità dello spettatore per disvelare la loro arcaica essenza: lavanda, labdano, rosa antica, vaniglia… essenze esotiche o floreali, tutto parla della gloriosa decadenza del secolo decimoottavo della Serenissima.

Ma c’è una sala, che vi colpirà dolcemente, accogliente e intrigante al contempo, che in occasione di Venice, The Glass Week, coniuga passato e presente, all’interno dell’italico momento più conviviale che vi sia: il pranzo.

E’ Il pranzo di Babette, di Chiara Antonietti, nata a Torino classe ’77, che coniuga la lavorazione del vetro e quella del merletto, l’arte di Burano e quella di Murno e le stoffe locali: le celebri murrine ricamate sul tessuto, che rendono redivive due tecniche preziose.

Seducente, affascinante e geometrico, lo stile dei sei piatti, specchiati all’esterno, punteggiati da punti colori in cannamarrina filigrana, avvolge il visitatore in un viaggio inter epocale, raffinato e ascensionale.

Nulla è lasciato al caso: la sintonia circolare corrisponde alla suddivisione del territorio urbano veneziano in sestrieri, come se la Serenissima dei secoli che furono fosse l’ospite atteso e onorario, già giunto eppur, in quell’istante immanente, non ancor arrivato.

Palazzo Mocenigo, il pranzo di Babette