I guai sembrano non finire per il candidato alla Corte Suprema degli USA Brett Kavanaugh, nominato da Donald Trump.
Soltanto pochi giorni fa l’ex compagna di scuola del candidato, Christine Ford, l’aveva accusato di averla molestata sessualmente ai tempi del liceo durante una festa quando lei aveva 17 anni e lui 15. L’esperienza avrebbe pesantemente segnato la ragazza che ha vissuto un periodo di forte stress e ansia. Dopo l’università si è affermata come ricercatrice proprio nell’ambito degli studi sulla depressione e la resistenza ai traumi. La donna ha acconsentito a testimoniare di fronte al senato questo giovedì 27 settembre.

Oggi sul New Yorker invece è apparsa l’accusa di una seconda donna, Deborah Ramirez, che aveva frequentato l’Università di Yale negli anni Ottanta, assieme al giudice. Ramirez afferma che durante l’anno accademico 1983-84 Kavanaugh l’aveva costretta a toccargli i genitali durante una festa ad alto tasso alcolico con altri compagni di università. “Brett stava ridendo. Posso ancora vedere il suo viso e le sue anche farsi avanti.[..] So che non era ciò che volevo, anche in quel momento di alterazione mentale” ha dichiarato la donna. Inoltre, scendendo più in dettaglio, ha raccontato che ricorda ancora che uno dei loro compagni aveva urlato: “Brett Kavanaugh ha messo il suo pene sul viso di Debbie. Ha detto il suo intero nome”. Deborah Ramirez ha specificato che era esitante a pubblicare la storia in quanto non riesce a ricordare tutto a causa dell’alcool assunto quella sera. Dice tuttavia di ricordare perfettamente il candidato accanto a lei mentre si tirava su i pantaloni.

Tre dei compagni di classe presenti, interpellati dai giornalisti che hanno condotto l’inchiesta Jane Mayer e Ronan Farrow, hanno confermato la versione di Deborah dicendo di ricordare l’episodio mentre molti altri hanno smentito la vicenda.
Accuse pesanti queste che potrebbero compromettere in modo definitivo il processo di approvazione della nomina di Kavanaugh a giudice della Corte suprema. La reazione del candidato non si è fatta attendere, ha infatti diffuso un comunicato in cui ha negato ogni accusa: “I fatti non sono mai accaduti. Non vedo l’ora di testimoniare in Senato per difendere il mio buon nome”. Anche la Casa Bianca ha preso posizione difendendo il proprio candidato e sostenendo che le accuse non sono altro che una macchinazione ordina dai Democratici che avrebbero messo su una campagna diffamatoria contro Kavanaugh.