“Fatemi capire” inizia così, lapidaria e sgraziata, la nota opinionista italiana molto spesso molto poco professionale quando si tratta di far valere le proprie opinioni ad ogni costo “Desirée (la 16enne stuprata e drogata a morte a Roma) che spacciava e si drogava poiché uccisa da immigrati è un angelo volato in cielo, mentre Cucchi, che spacciava pure lui, ucciso da carabinieri italiani è un tossico di m***”. E conclude “La mentalità distorta di certi italiani.”

Via alle polemiche. E via ad accusare di analfabetismo funzionale a prescindere tutti coloro che non convidono la distorta affermazione.

Si pensi ora a come dev’essersi sentita la madre di quella povera ragazza a leggere (speriamo di no) quel post. E c’è chi lo scrive. La Lucarelli ribatte “perché Cucchi a 30 anni una madre non ce l’aveva? Uno a 30 anni smette di esser figlio?” Quell’analfabetismo funzionale, che va tanto di moda.

Poi Selvaggia ripara il tiro e in un articolo per il Fatto scrive “non si muore di droga, signori miei” (no, no certo che no.) E’ la gente che ti uccide: gli adulti (vietato dire immigrati) per Desireé, i carabinieri (questo invece sottolineiamolo pure, poiché il crimine dell’immigrato si nasconde, quello del carabiniere invece dev’essere ben chiaro) gli amici per Manuel Careddu (un altro ragazzo morto nel giro della droga). Il problema, conclude la blogger, non sarebbe dunque la droga, la criminalità, l’immigrazione clandestina (sì, avevano i permessi umanitari in tasca, gli stupratori di Desireé), ma “la società” perché “quando uno muore per droga è sempre mal visto” dalla società bigotta e perbenista.

Insomma, come lavarsi dalla figura appena fatta con un articolo delirante e generalizzante. Tutte vittime, certo. Ma a legarle sarebbe (soltanto) la droga. Non, per esempio, la criminalità disumana dei clandestini, così come è successo a Pamela, così come è successo a Desireé. Poiché quelle due vittime non si debbono accomunare, altrimenti, si rischia di apparire “salviniani.” Si accomunino invece le altre, di vittime, per motivi unicamente sociali, politicamente corretti.

Ma, intanto che c’era, avrebbe potuto anche parlare dei femminicidi, piaga italica (e non solo) della società patriarcale (o, semplicemente, della mancanza di pene adeguate per gli uxoricidi?). Giusto per metterci tutto, nell’a-critica minestra degli orrori, scusante del post precedente.