Guai giudiziari per la banca luganese PKB Privatbank, finita nel mirino della Guardia di finanza italiana. Diciotto sono i dipendenti che dovranno rispondere di riciclaggio e frode fiscale in seguito a quella che si definisce “volontary discolusure”. Si tratta di una autodenuncia fiscale fatta da 198 clienti italiani provenienti da Milano e provincia che hanno dichiarato di possedere all’estero un capitale complessivo di 409 milioni di euro. A questi vanno inoltre aggiunti “i capitali dei correntisti che non hanno aderito alla voluntary disclosure”, ha dichiarato il procuratore Elio Ramondini.

I 18 dipendenti, chiamati “relationship manager” sono sospettati di aver costruito una vera e propria “organizzazione occulta” il cui scopo era quello di facilitare ai clienti italiani il trasferimento dei loro capitali all’estero, permettendo così loro di evadere il fisco. Due di loro sarebbero degli intermediari esterni mentre gli altri 16 sono manager regolari dell’istituto. Nonostante l’indagine sia già in corso oltre confine, Berna per ora ha deciso di non procedere ma è possibile che in futuro arrivi una rogatoria.

In una nota diffusa dalla Banca pochi giorni fa si legge che l’istituto ha “preso atto dell’apertura di un’indagine nei confronti suoi e di alcuni suoi dipendenti da parte della procura di Milano” e sottolinea che “l’inchiesta tende a valutare le modalità operative della Banca sul mercato italiano negli anni passati e non riguarda la clientela”.

Guai simili li aveva già passati Credt Suisse nel 2014 quanto un’inchiesta aveva portato alla luce un documento ufficiale che conteneva le procedure applicate dai manager per eludere i controlli del fisco.

La vicenda si è conclusa con un versamento di 109 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate italiana.
PKB è nata 60 anni fa a Zurigo e si è trasferita definitivamente a Lugano nel 2000. Nella zona lombarda controlla la Cassa Lombarda di Milano ed è inoltre presente sul territorio di Panama.