A detta del primo ministro Theresa May, il pacchetto concordato con l’Unione europea, sottoposto ieri all’approvazione del governo, è il risultato di migliaia di ore di duro negoziato con i funzionari europei. Dopo un lungo dibattito durato cinque ore durante la riunione di governo, il premier britannico ha annunciato l’ok dei ministri, approvando la bozza definitiva di accordo Brexit con l’Europa. “Credo che sia il meglio che potessimo avere in questo negoziato nell’interesse nazionale”, ha detto Theresa May.

Ma questa mattina due ministri, Dominic Raab, segretario della Brexit del Regno Unito, e Esther McVey, ministro del lavoro e delle pensioni, si sono entrambi dimessi per il progetto di accordo Brexit, gettando nel caos i piani di Theresa May. Proprio oggi, giorno in cui dovrebbe rivolgersi ai parlamentari dopo che il suo governo ha dato la benedizione al testo di 585 pagine che illustra come saranno le future relazioni tra Regno Unito e Unione europea.

La partenza di due ministri solleva seri dubbi sul fatto che la strategia del governo possa reggere e potrebbero significare anche la caduta dell’esecutivo. Nonostante il governo di Theresa May abbia approvato il suo accordo, la fiducia so sta erodendo rapidamente. Nigel Farage e Tony Blair, sostengono che sia il peggior accordo della storia, e che non soddisfa né quelli che vogliono lasciare l’Europa né quelli che vogliono rimanerci. Blair, che è uno di quelli che vuole rimanere, insiste per un secondo referendum che Theresa May però continua ad escludere.

Il leader laburista Jeremy Corbyn, ha detto che non crede che l’accordo sia nell’interesse nazionale perché non soddisfa i bisogni di tutte le parti della Gran Bretagna. Altri parlamentari si dicono molto delusi e ritengono che tale accordo potrebbe significare che il Regno Unito è legato alle regole dell’Unione europea per gli anni a venire. Sono in molti a valutare un voto di sfiducia nei confronti del primo ministro.

Anche il partito unionista democratico dell’Irlanda del Nord, che dà al governo i voti fondamentali per ottenere il sostegno necessario, ha criticato la bozza di accordo e si è unito all’opposizione. Il primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon, ha dichiarato: “Questo accordo proposto sarebbe negativo per la Scozia, portandoci fuori da un mercato unico otto volte più grande del mercato del Regno Unito e ponendo un’enorme minaccia all’occupazione, agli investimenti e agli standard di vita”.

Il deputato conservatore euroscettico, Peter Bone, sostiene che il Regno Unito non ha bisogno di pagare all’Unione europea una soluzione finanziaria per andarsene. “Il governo si sta preparando a dare oltre 44 miliardi di euro all’UE e non vi è alcun obbligo legale di farlo e non otterremo nulla in cambio”, sostiene.

Il Regno Unito deve lasciare l’Unione europea il 29 marzo 2019, a quel punto, se l’accordo è stato ratificato, avrà inizio il periodo di transizione. Ma l’Europa sta osservando con preoccupazione lo scenario molto turbolento del Regno Unito. È improbabile che il premier possa ottenere l’ok del parlamento, e si comincia a pensare a un potenziale scenario di non accordo.