Dopo i “berretti rossi” è la volta dei “giubbotti gialli”. In Francia, l’impennata dei prezzi del carburante negli ultimi mesi ha dato origine sui social media ad un importante movimento di protesta.

Dopo la decisione del governo di introdurre la “carbon tax”, una tassa che farà lievitare nuovamente il prezzo del carburante all’inizio di gennaio prossimo. Il movimento dei giubbotti gialli, che prende il nome dai giubbotti che gli automobilisti sono obbligati ad avere in macchina e indossare in caso di guasto, sta diventando problematico per il governo stesso, visto che sta ricevendo un massiccio sostegno da parte dei francesi (78% secondo un sondaggio). Un movimento senza un vero leader e senza un’organizzazione sociale che è stato in grado di mobilitare circa 300 mila persone che hanno dato iniziato sabato a varie attività di protesta, coordinate sui social.

Proteste che hanno portato a ondate di violenza da coprifuoco con il necessario intervento della polizia, e che hanno causato la morte di una persona e il ferimento di oltre 500 persone, tra cui un centinaio di poliziotti.

Oggi è il quarto giorno di mobilitazione ed è caos nelle strade francesi con forti rallentamenti ovunque e distributori di benzina bloccati. Il ministro dell’Interno, Christophe Castaner, ha messo in guardia il movimento: “La rotta del governo sulla politica economica non cambierà. La tassa ci sarà per colpire maggiormente l’inquinamento”, ha detto il ministro. “Il diritto a protestare non significa avere diritto a bloccare un paese o di ferire la polizia. Ci saranno controlli d’identità e verbalizzazioni”, ha aggiunto denunciando la deriva piu violenta del movimento. Molti sono infatti gli incidenti causati dall’esasperazione degli automobilisti che affrontano i blocchi.

Il presidente francese ha difeso il nuovo aumento delle tasse sul carburante dopo l’aumento del 23% del costo del gasolio e del 15% del costo della benzina che ci sono stati appena lo scorso anno. C’è tanta rabbia per le tasse applicate sul carburante che hanno subito un conitnuo aumento dal 2014. Con la carbon tax, il diesel viene ulteriormente tassato di 6.5 centesimi di euro al litro e la benzina di 2.9 centesimi.

Il governo afferma che gli aumenti sono dovuti anche per l’aumento del prezzo all’ingrosso del petrolio a livello globale, e che la sua politica dei trasporti mira alla “transazione ecologica” a lungo termine per promuovere veicoli più rispettosi dell’ambiente.

“Preferisco tassare il carburante che tassare il lavoro”, ha detto Macron. “Le persone che si lamentano dell’aumento dei prezzi del carburante sono le stesse che si lamentano dell’inquinamento e di come soffrono i loro figli”, ha aggiunto. Macron deve affrontare una nuova sfida in quanto il movimento di protesta potrebbe minacciare di mettere il paese in stallo.

I critici sostengono che gli aumenti colpiscono i lavoratori che dipendono dalle auto per andare e tornare dal lavoro, in particolare nelle campagne. Macron è stato etichettato come presidente dei ricchi a causa delle sue agevolazioni fiscali per gli affari, e la disputa ha creato una spaccatura tra l’élite che vive in città e il povero rurale francese.

Il ministro dell’economia, Bruno Le Maire, ha promosso incentivi finanziari del governo affinché i proprietari di autoveicoli si allontanino dal gasolio, includendo un rimborso per quelli che compreranno un modello più rispettoso dell’ambiente. C’è anche un “bonus ecologico” per i conducenti che acquisteranno nuovi veicoli elettrici.

Ma i manifestanti dicono che questo non li aiuterà nel breve periodo. E minacciano di andare avanti fino a quando il governo non farà marcia indietro. Dato che il tutto viene organizzato su Facebook, le autorità francesi temono di non poter definire esattamente la posizione delle proteste e la quantità delle persone che possono partecipare. La pagina “Blocage 17 novembre 2018” ha quasi 25 mila follower che dichiarano di non far parte di alcuna organizzazione politica.