Definire la “food valley” italiana non è compito facile. Ma basta recarcisi, solcare in auto o in treno, quelle strade della pianura padana tra fiumi ed affluenti del Po, per capire tutto. Si, perchè tutto, già nel viaggio che dalla Svizzera porta all’ Emilia, in modo particolare in autunno, ha qualcosa di magico: quasi fosse un modo per assistere al miracolo della natura che tra nebbie, rugiada e riverberi del sole (che pare nascere dall’erba!) cresce verdissima quasi come una nuova primavera che la rende un po’ giardino, un po’ “locus amoenus” da scoprire. E sicuramente non sfugge per questo l’attenzione con cui le città della “food valley” dell’Emilia oltre che per la produzione di prodotti quali parmigiano, prosciutto, erbazzone , anolini e culatello (non si dimentichi che dal 2003 a Parma è sede della EFSA , authority europea per la sicurezza alimentare), la scelta di mostre culturali sempre più internazionali e create dai più grandi ed insigni curatori europei del nostro tempo al fine di sviluppare un territorio attraverso l’arte , la musica o la cultura.

Ne è un esempio la mostra nel bel Palazzo del Governatore a Parma che fino al 24 Febbraio 2019 accoglie la mostra “Dall’Espressionismo alla Nuova Oggettività. Avanguardie in Germania”, che vanta come curatore il famoso Lorand Heygi. Molte le opere in mostra, ben 40 di Jawlensky, , August Macke e di Der Sturm (la rivista d’arte e galleria con base a Berlino, con autori quali Otto Dix, Heinrich M. Davringhausen, Max Beckmann, Karl Grossberg) ,Karl Hofer, Eberhard Viegener, Max Ernst, Jankel Adler e molti altri che, come recita il comunicato stampa sono i: “maggiori rappresentanti di questa corrente culturale e artistica, sviluppatasi in Germania nella prima metà del Novecento, provenienti dal Von der Heydt Museum di Wuppertal (Germania), che ospita una delle più imponenti collezioni dell’Espressionismo tedesco e delle tendenze artistiche del periodo dopo la prima guerra mondiale, come la Nuova Oggettività (Neue Sachlichkeit) e le diverse forme di Costruttivismo e Razionalismo.

L’evento espositivo è organizzato da Solares Fondazione delle Arti, in collaborazione con il Von Der Heydt Museum di Wuppertal, con il contributo del Comune di Parma, col sostegno di Iren e di CePIM – Interporto di Parma”. Interessante ciò che ha voluto sottolineare come idea di sviluppo di un territorio, come quella della food valley italiana, l’Assessore alla Cultura di Parma, M.Guerra :” dedicare, da qui al 2020 e oltre la sfida di Parma Capitale Italiana della Cultura, una attenzione particolare all’arte contemporanea dopo quella de “Il Terzo Giorno” la mostra che presentiamo oggi è un diverso esempio di questo percorso. Una mostra internazionale con due curatori prestigiosi che siamo orgogliosi di ospitare a Palazzo del Governatore, grazie anche alla forte collaborazione con l’assessorato del Turismo”. Ed è in questa sinergia con l’assessorato di C.Casa, ovvero quello del turismo, a trovare la chiave di volta. Lui stesso dice: ” eventi internazionali e prestigiosi come questa mostra sono investimenti preziosi per il turismo culturale che vogliamo continuare a promuovere, soprattutto nel periodo invernale, che risulta essere quello da sostenere maggiormente. Il titolo Unesco a Parma di Città creativa della Gastronomia ci sta dando molte soddisfazioni e i dati provvisori dei primi 7 mesi dell’anno registrano un incremento turistico del 9%, con 13% di presenze straniere: un buon risultato che vogliamo sempre più incrementare”.

Dettagli e contenuti. Presentazioni per proporre movimenti artistici europei credendoci fino in fondo. Con lo stesso intento, le due belle mostre di Reggio in Emilia inaugurate la scorsa settimana. La prima una scommessa da svelare. Con “La Vita Materiale: otto stanze otto storie”, Marina Dacci, che ha curato il progetto, offre un velo da togliere in modo inedito su otto sensibilità femminili in una città, Reggio in Emilia, di una bellezza unica e che vanta sensibilità femminili italiane incredibili. Una esposizione che inaugura una nuova stagione del contemporaneo nel famoso Palazzo Magnani, sede di una delle eccellenze educative italiane di fine ottocento ( non si dimentichi infatti che Reggio è famosa in tutto il mondo per la sua eccellenza educativa ancora oggi grazie alla Children Foundation che, tra i vari appuntamenti, ogni anno ospita come una grande piazza educativa, uno speciale “agorà” creato da centinaia e centinaia di docenti da ogni parte del globo). E cosi, otto artiste italiane, Chiara Camoni, Elena El Asmar, Serena FIneschi, Alice Cattaneo, Loredana Longo, Ludovica GIoscia e Claudia Losi e Sabrina Mezzaqui, sfruttando la comune idea della “rigenerazione” dei materiali, offre uno zoom in perenne movimento tra un senso e l’altro in perenne ricerca di un nuovo “punto di fuga” in un percorso che diventa a tratti giocoso, intrigante, curioso e spesso. dinamico a livello mentale. Da segnalare l’opera di Claudia Losi, di PIacenza, che si sviluppa come un percorso emozionale e che parte da “quel che dice la mia forma” ideata anni fa per una settimana della moda a Milano è qui presentata come rito di passaggio per indagare poi nel progetto Shells , Beating Wings , le incisioni a laser e molto altro, quello che l’essere in un corpo femminile racchiude oltre il senso estetico. Un bel viaggio insomma che identifica la fierezza delle donne Emiliane appieno.

E per concludere non si può segnalare la bella mostra su Jean Debuffet, l’Arte in GIoco: materia e spirito 1943-1985 nella prestigiosa sede di Palazzo Magnani fino al 3 marzo 2019. Nuovamente materia dunque, in una esposizione di ben 140 opere di un artista poco noto in Italia ma che ha segnato l’ambito dei disegni, delle grafiche e delle composizioni musicali oltre che poetiche e teatrali di un uomo, Debuffet appunto che come hanno sottolineato molto bene i due curatori, Martina Mazzota e Frederic Jaeger “Dubuffet fu un autentico homme-orchestre” ovvero un “artista-alchimista nel senso più antico del termine, per il quale l’arte viene a estendere il reale, viene a rendere visibile l’invisibile. Nelle sperimentazioni sulla materia e poi sul puro segno, anche in maniera provocatoria, ambigua, sconvolgente, egli risveglia nell’osservatore il senso di meraviglia, di stupore e di bellezza per il mondo, un mondo in cui verità e realtà coincidono. Con il suo rigore vitalissimo e intriso d’ironia, Dubuffet ha saputo estendere i limiti convenzionali dell’arte in maniera autonoma, originale e ancora feconda oggi: il gioco dell’arte”. Gioco dell’arte che si esplica anche nella bella sezione dedicata ai costumi e le scenografie dello spettacolo Coucou Bazar di “arte totale” tra pittura, scultura teatro, danza e musica che è stata realizzata anche in un’altra città italiana, Torino, nel 1978.

Il risveglio quindi della meraviglia, attraverso lo stupore della vita e dei sensi. Un vero percorso emozionale che solo la Food Valley Italiana poteva regalare. Da provare.

Cristina T. Chiochia