Fenomenologia del nulla

Hic iacet pulvis cinis et nihil è scritto su una pietra tombale della Chiesa dei Cappuccini in via Veneto, a Roma. Talvolta, come attualmente nel nostro Paese, l’annichilimento culturale consente di raggiungere questa condizione ancora in vita.

Ho parlato, appunto, di resistibile ascesa, perché se qui c’è il nulla, dall’altra parte della barricata c’è il niente: il falò delle vanità in versione provinciale.

Sto parlando, naturalmente, dei radical chic, con figli all’univeristà in Inghilterra, pronti ad una carriera internazionale, o, più probabilemente, a tornare senza parlare inglese nello studio professionale del padre; e mogli che si dedicano allo yoga, ma abbandonano prima della fine del corso, perché non si vedono tracce della tartaruga degli addominali. [feroce sarcasmo, ndR]

Sono le stesse mogli che amano gli immigrati, con i quali i mariti sono contenti che si sollazzino, quando sono impegnati con le amanti.

Scrittori osannati come grandi autori, che girano con la scorta e rampognano il prossimo, dopo essere stati condannati per plagio.

Attempate turiste sessuali, sottoposte a chirurgia anale ricostruttiva, dopo aver mostrato estremo interesse per la cultura Masai.

Sono carriere nell’editoria o nelle comunicazioni di massa, senza conoscere neppure l’articolo uno della nostra Costituzione.

Sono appartenenze massoniche plurime, perché il trasformismo è applicato ad ogni sfera dell’esistenza e l’opportunismo deve avere sempre una giustificazione culturale.

Sono collezionisti di arte contemporanea, capaci di pagare decine – o addirittura centinaia di migliaia di euro- ciarpame neppure degno di riciclo in discarica.

Invertiti che hanno, finalmente, trovato in politica lo sfogo e la legittimazione pubblica al proprio narcisismo (una volta, si limitavano a fare gli attori e i cantanti e, in tempi remoti – da alcuni rimpianti – a soddisfare le voglie di giovanotti infoiati nelle ultime file dei cinema di periferia).

Una pletora di personaggi vuoti, in cerca di autore alla moda.

Pronti a tutto per distinguersi moralmente, anche all’utero in affitto, basta che sia a piazza di Spagna.

Del resto, non si può pretendere che un popolo la cui ignoranza è stata tanto tenacemente coltivata dalla Santa Chiesa, sia in grado di pensare autonomamente, di acculturarsi. L’analfabetismo, almeno quello funzionale, grazie alla scuola, è stato finalmente raggiunto.

Il vero successo della pornografia, nel nostro Paese, non dipende, come molti credono, dalla morale cattolica repressiva, ma dal fatto che le storie si possano seguire guardando solo le figure.

Il livello dell’accademia è talmente scaduto che persino Rocco Siffredi ha potuto aprire, qualche anno fa, una scuola per attori porno e chiamarla “università”. Nessun coro di meraviglia o indignazione si è levato: anzi, si sono apprezzati i possibili sbocchi occupazionali.

E ciò spiega anche lo smodato successo della televisione. Un popolo che non sa leggere, può solo sbirciare. E, purtroppo, non può mai riflettere.

Americanizzazione a tappe forzate

All’epoca del senatur, il minacciato secessionismo leghista, surrettiziamente brandito, serviva ad impaurire Roma e a renderla più docile di fronte ai diktat di Bruxelles. Ma quale è, oggi, il ruolo del partito di Salvini?

L’americanizzazione a tappe forzate della nostra società procede spedita, di conserva col progetto di aggressione alla democrazia e al parlamentarismo – teorizzata già nel documento della commissione Trilaterale “crisi della democrazia”, del 1973 – a partire dalla privatizzazione delle banche centrali – strappate al controllo democratico- e all’introduzione del sistema maggioritario, di pari passo con l’agenda della costruzione dell’Unione Europea, che prevede la cessione della sovranità statale ad organismi sovranazionali non elettivi, e l’approdo finale agli Stati Uniti d’Europa, terra promessa dell’oligarchia, sulla cui bandiera luccicheranno, di smorta luce riflessa, le stelle massoniche che già campeggiano sul vessillo americano.

All’indomani delle elezioni del 4 marzo, è stata proprio la Lega, la prima forza politica che l’ambasciatore americano ha voluto incontrare.

Un euforico Salvini, al termine dell’incontro, ha comunicato ai suoi seguaci l’identità di vedute e dei punti focali del programma leghista con quello portato avanti dall’amministrazione Trump: sicurezza, frontiere, abbassamento delle tasse.

Anche lo slogan, “Prima gli italiani”, ammicca ad “America first“, con dei fondamentali distinguo che vedremo più avanti.

E, dell’americanizzazione, temo che faccia parte anche la legge sulla legittima difesa, che aprirà la porta, piano piano, non ad una deterrenza del crimine, bensì a familiarizzare con le sparatorie che insanguinano le strade americane.

Il programma di cambiamento delle istituzioni politiche, fin dall’affacciarsi del maggioritario, mira alla riduzione della rappresentatività democratica tipica di un sistema parlamentare proporzionale, col fine di giungere ad un bipartitismo con rafforzamento dell’esecutivo. Meno parlamento, meno intralci e più velocità di esecuzione per gli ordini che provengono dai centri di comando sovranazionali non elettivi. Non vi ricorda la riforma di Renzi?

Un altro passo inevitabile sarà l’introduzione del presidenzialismo, del quale si parla prendendo le mosse dal caso Mattarella, che si è comportato come se tale regime fosse già in vigore, in quelle che appaiono, con tutta evidenza, le prove generali.

In questo disegno, c’è da scommettere che sia la Lega di Salvini il fulcro del partito destinato a divenire l’avatar italiano dei Repubblicani statunitensi.

Tuttavia, è pronto anche il piano B: Salvini, consumata l’esperienza “populista” del “governo del cambiamento”, tornerà con Berlusconi nel centro-destra unito. La politica del piede in due staffe non è nemmeno nascosta, ma pubblicamente dichiarata.

Berlusconi – fedele alla linea almeno dal golpetto del 2011 – si mostra apparentemente accigliato, almeno a quanto si può decifrare dalla ridotta mobilità facciale, frutto di un accanimento estetico degno di miglior causa.

Francesco Mazzuoli (continua)

Fonte: Accademia Nuova Italia