Siamo spesso accusati dagli stranieri di un certo compiacimento nell’autocritica: si tratti di vita politica, sociale od economica, non fa differenza. Di dipingerci, in altre parole, come infelici residenti in un Paese nel quale poco o nulla funziona, e dal quale, se appena potessimo, ce ne andremmo volentieri. Una forma di autolesionismo questa che è motivo di stupore per gli stranieri, la maggior parte dei quali viceversa ci invidia la qualità di vita. Tanto che l’Italia è ai primissimi posti al mondo quanto a luoghi nei quali si amerebbe vivere: per le bellezze paesaggistiche, la cultura, le tradizioni popolari, i monumenti, il welfare, l’enogastronomia, e tanto altro.

Ebbene, almeno secondo una ricerca del Pew Research Centre – think tank di Washington che fornisce informazioni su problemi sociali, opinione pubblica, andamenti demografici mondiali – perlomeno sotto un aspetto non ci autodenigriamo: quando valutiamo la nostra cultura rispetto a quella di altri Paesi.

La domanda posta agli intervistati era: “Il nostro Paese non è perfetto, ma la nostra cultura è superiore a quella degli altri?” . Il 47% degli italiani la ritiene superiore: due punti più della Germania, uno più della Gran Bretagna, addirittura 11 punti più della Francia; mentre fanalino di coda, tra i maggiori Paesi dell’Unione, è la Spagna, al 20% di autovalutazione positiva.

Ma la ricerca rivela anche dati sconcertanti: il 58% dei norvegesi si ritiene, sempre culturalmente, superiore agli altri. E, inspiegabilmente, sono convinti di ciò i greci (89%), i bulgari (69%), i bosniaci (68%), i romeni (66%).

Non è facile interpretare questi dati (e infatti la ricerca si guarda bene dal farlo). In parte, come nel caso della Norvegia, si può giustificare con l’alto livello sociale, oltreché economico.

Ma negli altri casi? Una spiegazione possibile è l’orgoglio nazionale: giustificabile nel caso greco, un piccolo Paese che ha plasmato il mondo occidentale; ma per millenni è stato dominato da stranieri – romani, franchi, turchi, ad esempio – e fino all’entrata nell’Unione Europea, circondato da nazioni ostili. Sentimento presente anche negli altri Paesi citati, di recente e recentissima indipendenza.

Consola la – più che giustificata – buona posizione in classifica di noi italiani. Cominciamo a renderci conto che l’erba del vicino non sempre è più verde.

Achille Colombo Clerici