“Meglio la morte che la Libia per le violenze e gli abusi che dobbiamo sopportare”, avrebbero detto tre sopravvissuti tratti in salvo dalla Marina italiana a seguito di un naufragio avvenuto a nord di Tripoli. Il gommone era partito da Garabulli la sera di due giorni fa ed è affondato ribaltandosi dopo oltre dieci ore di navigazione.

La gente sul barcone proveniva principalmente dall’Africa occidentale. Secondo i sopravvissuti, due sudanesi e un gambiano, a bordo c’erano anche dieci donne, tra cui una ragazza incinta, e due bambini, uno dei quali aveva solo due mesi.

Il capo ufficio della pubblica informazione della Marina Militare italiana, il contrammiraglio Fabio Agostini, ha dichiarato che un aereo militare italiano in servizio di pattugliamento sul mare, ha visto il gommone in acque agitate che affondava e ha lanciato in acqua due zattere di salvataggio prima di fare ritorno per mancanza di carburante. Un elicottero della Marina, partito dal cacciatorpediniere Caio Dullio, ha poi salvato le tre persone sopravvissute che erano in grave stato di ipotermia, trasportandole all’ospedale di Lampedusa. La Marina Militare italiana ha anche allertato le autorità libiche che hanno coordinato le operazioni di salvataggio senza esito però per gli altri migranti.

Il commento a caldo del ministro italiano dell’Interno, Matteo Salvini, è stato quello di accusare le ONG, le quali tornando con le loro navi a soccorrere i sopravissuti, permettono agli scafisti di ricominciare a fare i loro sporchi traffici per fare affari.

Cesare Fermi, responsabile dell’organizzazione umanitaria indipendente INTERSOS, ha affermato che questo naufragio non è una disgrazia ma un vero crimine europeo. “Ancora oggi, dopo anni, muoiono bambini e donne nel mare e non esistono giustificazioni per queste immani tragedie”.

Il senatore italiano e ufficiale della Marina, Gregorio De Falco, passato alla storia per il naufragio della Costa Concordia, ha voluto ricordare che esistono obblighi di soccorso derivanti da norme di diritto internazionale oltre che al buon senso.

Secondo fonti dell’Organizzazione internazionale per la migrazione, nel 2018 sono morti o scomparsi circa 2300 migranti nel Mediterraneo su un totale di 117 mila persone che hanno raggiunto via mare le coste europee. Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, primo di alcuni sindaci italiani a disubbidire sul decreto sicurezza voluto dal ministro Salvini, ha detto che il genocidio continua e che a al ministro italiano dell’Interno direbbe: “Si farà un secondo processo di Norimberga, e lui non potrà dire che non sapeva”.

Un altro naufragio è avvenuto nei giorni scorsi nel mare di Alboran nel Mediterraneo occidentale, dove hanno perso la vita altre 53 persone che tentavano di raggiungere la Spagna dal Marocco.