Sempre più delicata la situazione in Venezuela dove due giorni fa il capo dell’Assemblea nazionale Juan Guaidò si è proclamato presidente “ad interim”. Il mondo pare essere diviso sulla questione ma la bilancia comincia a pendere dal lato dell’oppisizione. Dopo la quasi immediata approvazione degli Stati Uniti, del Canada e di alcuni paesi sudamericani ora anche i leader europei devono dire la loro.
La Spagna ha dichiarato che riconoscerà Guaidò come presidente legittimo se l’attuale leader Nicolas Maduro non convocherà immediatamente le elezioni. La Germania sembra percorrere la stessa strada, sta infatti valutando di riconoscere come legittima l’autoproclamazione del leader dell’opposizione: “Maduro non può pretendere di essere presidente visto che le ultime elezioni non hanno soddisfatto gli standard democratici, l’auspicio è che l’Europa parli con una voce sola su questa crisi catastrofica” ha dichiarato il portavoce di Angela Merkel Steffen Seibert.  L’Unione europea concorda con la Germania, dichiarando non democratico e non indipendente il voto che ha portato all’elezione di Maduro nel 2013 ma non ha ancora dato ufficialmente il suo appoggio a Guaidò.

Intanto la tensione a Caracas sale sempre di più. Maduro ha dichiarato che “non rinuncerà mai” e ha dato dei “pagliacci” agli oppositori del suo governo. Ha ribadito inoltre che i democratici americano devono abbandonare il Venezuela entro 72 ore e che i democratici venezuelani lasceranno gli Stati Uniti entro oggi. Per quanto la posizione del successore di Hugo Chávez sia compromessa dopo la delegittimazione degli USA, della gran parte dei paesi americani, della Francia e della Gran Bretagna, può ancora contare sul solido appoggio della Forza armata nazionale bolivariana (Fanb), dell’Assemblea nazionale costituente (Anc) e del Tribunale supremo di giustizia (Tsj), oltre che sul un cospicuo numero di cittadini che si sono schierati attorno a Miraflores per proteggere colui che per loro è il legittimo presidente.

Lo scontro politico dunque è in atto e quello che si teme di più adesso è una sanguinosa guerra civile che pur non essendo ancora iniziata, ha già provocato la morte di 26 persone e il ferimento di altre 300 a causa dei violenti scontri sulle strade.