Il caso della coazione a fini sessuali operata dal funzionario XYB (ma che ipocrisia! il suo nome la mia nipotina di 5 anni lo sa) rimane in cima alla hit parade, gettonatissimo. Siamo anche, lo ammetto, in campagna elettorale.

È come sparare sulla Croce Rossa, difficilmente si sbaglia il colpo. 

Che cosa stupisce? Una cosa, soprattutto. Il divario, amplissimo, tra le parole violente e terribili usate per descrivere i fatti e la pena irrisoria inflitta dal giudice. Qualcosa non quadra.

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“Un velo di omertà è sceso a suo tempo a proteggere le malefatte di questo individuo”

Alcuni dei reati contestati sono già caduti in prescrizione, la pena è davvero lieve, il giudice in aula si scusa imbarazzato. Sembra solo un brutto sogno invece sono i contorni di una vicenda che vede come gretto protagonista un funzionario del DSS i cui dettagli si fanno via via più chiari e purtroppo raccapriccianti.

Oggi la politica incassa un altro duro colpo alla credibilità dei suoi rappresentanti e dei funzionari. Un velo di omertà è sceso a suo tempo a proteggere le malefatte di questo individuo che ha calpestato i diritti e la dignità di alcune giovani donne e oggi bisogna capire cosa non ha funzionato ma soprattutto punire in maniera esemplare i responsabili che sapevano ma hanno taciuto. Perché se sono state fatte delle segnalazioni non ci sono state delle conseguenze dirette per la persona in questione? L’ipotesi che si fa largo è che in seno ai vari dipartimenti ci sia un sistema di cameratismo che è in grado di proteggere e insabbiare anche i comportamenti più inadeguati.

Purtroppo il caso in seno al DSS non è un caso isolato all’interno dell’amministrazione. Lo testimonia il fatto che molestie siano emerse anche in altri dipartimenti come il DT e nella polizia, e guarda caso, verso soggetti più deboli come giovani donne o apprendisti. Un fenomeno che inquieta perché da una parte è specchio della società, ma dall’altro coinvolge direttamente chi, in quanto funzionario pubblico, è chiamato ad avere una condotta eccellente.

I Verdi del Ticino auspicano che in tempi più che brevi sia fatta luce su quanto accaduto e sulle persone coinvolte e invitano il Consiglio di Stato a voler procedere con pene esemplari per chi ha nascosto fatti tanto abietti.

Urge inoltre una riflessione anche di tipo societario. Perché le donne maltrattate, abusate e molestate non trovano il coraggio di parlare? La vergogna è il sentimento che le invade e il trattamento mediatico riservato alle vittime è spesso degradante. La gogna dei social e dei media online è probabilmente un pensiero fisso che frena la volontà di denunciare. Spesso si tenta di screditare queste donne o peggio ancora di minimizzare i fatti, quasi che chi ha subito questi soprusi sia in qualche maniera anche complice. Bisogna spezzare questo muro e far capire che la causa di una violenza è sempre e solo colui che perpetua la violenza e che la vittima è una vittima, non ci sono fraintendimenti possibili tra questi due ruoli. Non ci sono attenuanti, non ci sono gonne corte o lunghe che tengano perché il corpo di una donna appartiene solo a lei. Questa è l’ora di battersi contro le violenze machiste.

Verdi del Ticino