Jeff Bezos è il re di Amazon, l’impresa online fondata nel 1994 che oggi vale 800 miliardi di dollari.La mastodontica impresa di Seattle, oggi è la società più capitalizzata del Pianeta.
Come tutti i mortali, oltre che essere, da un lato, valoroso, dall’altro ha le sue debolezze. E se queste debolezze sono foto a luci rosse, con l’amante, per giunta, ecco che i soldi, nell’hard, ci sguazzano. Così, Bezos è stato ricattato dal National Enquirer, un Tabloid che lo ha minacciato di pubblicare le sue nove foto intime. Perché tanta cattiva indiscrezione?
Bezos era stato intercettato durante le sue inopportune conversazioni con l’amante, e i suoi sms e altri scambi social testimoni della relazione extraconiugale erano stati pubblicati dal Tabloid. A quel punto, la signora Bezos aveva divorziato (poco male, si calcola che la signora MCKenzie, di mestiere scrittrice, di attività mamma di 4 figli, sarà ora la donna più ricca al mondo, per l’equa divisione del patrimonio coniugale prevista dalla legge.) Così l’imprenditore miliardario aveva ingaggiato degli investigatori privati per indagare su come il National Enquirer fosse riuscito ad appropriarsi delle sue conversazioni extraconiugali. Un cane che si morsica la coda: per bloccare le indagini il Tabloid lo avrebbe minacciato di pubblicare, oltre agli sms già resi noti, anche altre nove foto intime sue scambiate con l’amante.
E su Medium, il social network degli imprenditori, Bezos ha avuto la brillante idea di rendere noto il ricatto, per salvarsi almeno la reputazione in un riscatto di valoroso onore. E ovviamente il National Enquirer nega ogni estorsione.
Non abbiamo risposto alla domanda sull’indiscrezione: il National Enquirer è diretto da David Pecker, in stretto contatto con il Presidente Donald Trump, che avrebbe sostenuto sempre in campagna elettorale (smentendo ogni voce su presunte relazioni extraconiugali di Trump con modelle e attrici a luci rosse).
Trump non avrebbe dunque gradito la presenza di Bezos, che nel 2013 acquistò il giornale Washington Post, che pur essendo conservatore si scaglia sovente contro la presidenza Trump. Un “giornale lobbista” come lo ha definito proprio il presidente.
“La democrazia muore nell’oscurità” è il messaggio che Bezos, dall’alto della sua presunta lobby degli illuminati, ha voluto lanciare contro la poltrona di Trump, messaggio pubblicitario proiettato nel bel mezzo della Superbowl USA (Tradizionale e colossale competizione sportiva). Il tutto perché a marzo dell’anno scorso, si vociferava, il crollo in borsa di Amazon fosse stato causato da Trump.
E poi c’è l’indagine sul giornalista Jamal Khashoggi, ucciso nel consolato saudita in Turchia, che il Washingtin Post stava conducendo e che David Pecker, direttore dell’avversario National Enquirer non approvava, poiché l’altro giornale da lui diretto, “The New Kingdom” avrebbe invece stretti contatti con l’Arabia Saudita, la quale ovviamente nega ogni contatto con l’omicidio di Khashoggi.
Insomma, la vicenda dell’uomo più ricco del pianeta, è una telenovela attorniata anche da veleni, non solo allegorici, e qualche uccisione sottobanco. Un vero film di spionaggio, tutto da godere.