La moda del no-deal è sbarcata anche nel summit tra Trump e Kim Jong-un ad Hanoi, capitale del Vietnam. Il motivo è semplice: una lettura errata delle intenzioni reciproche del primo incontro.
Dopo Singapore, il presidente degli Stati Uniti si era fissato su quello che vedeva come un legame personale stretto con il dittatore nordcoreano, che ha la metà della sua età. Era stato stravolto dal primo summit con Kim. “Ci siamo innamorati… Mi ha scritto belle lettere” diceva. Ma pare proprio che l’arte dell’affare e del negoziare non è proprio la sua specialità.
Vista la deludente conclusione, gli elogi di Trump a Kim, che e statto appellato dal presidente USA come “mio amico” e “grande leader”, sembrano infondati, precipitosi e fuori luogo. Soprattutto considerando il fatto che le “sviolinate” non erano basate su nessuna proposta concreta di accordo. La dichiarazione congiunta emessa a Singapore riportava l’impegno della Corea del Nord alla sua completa denuclearizzazione, e Trump pare che l’avesse compreso come pegno per un completo disarmo unilaterale.
Il dittatore nordcoreano, invece, pare che abbia interpretato il comportamento troppo esuberante di Trump, durante il primo summit di Singapore, come segno di una disperata voglia di stipulare un accordo che avrebbe consentito alla Corea del Nord di lasciare al proprio posto la maggior parte dell’arsenale nucleare e allo stesso tempo normalizzare i rapporti con gli Stati Uniti, con la conseguente revoca delle sanzion nella loro interezza.
Da qui la scoperta reciproca di non essere i partner ideali che avevano immaginato di essere in precedenza. E Trump oggi si è reso conto che la completa denuclearizzazione del Nord Corea, per quanto Kim possa essere affascinante, non è possibile.Forse era possibile un accordo minore, ma se Trump avesse portato a casa un accordo inferiore alle aspettative avrebbe avuto un grande problema al suo rientro, già pesantemente criticato per le ultime dichiarazioni del suo ex avvocato Michael Cohen.Trump non poteva accettare l’accordo presentato da Kim che contemplava la revoca di tutte le sanzioni in cambio della chiusura del solo complesso di armi nucleari che si trova a Yongbyon, ovvero quello più obsoleto.
Normalmente, gli accordi vengono concordati in anticipo dallo staff dei diplomatici. Ma Trump non ha mai avuto molta pazienza per questi meticolosi processi. Ha posto troppa fede nella relazioni personali, questa volta sbagliando clamorosamente. Per il momento Trump, confrontato alla delusione, non ha mostrato alcuna reazione contro Kim. Alcuni dei presenti, hanno temuto che quando sarebbe stato chiaro che Kim non aveva intenzione di rinunciare al suo arsenale nucleare, Trump avrebbe ricorso alle minacce e agli insulti che hanno contribuito a portare i due paesi sull’orlo della guerra ben due volte in precedenza.
Tuttavia esistono rischi significativi in futuro, che sono quelli che il Nord Corea torni a testare armi nucleari e missili balistici che potrebbero portare a rinnovare preoccupazioni e tensioni.