Un documentario a dir poco sconvolgente è stato trasmesso domenica sera da Al Jazeera Arabic.

Secondo le indagini dell’emittente televisiva finanziata dal Qatar, il cadavere di Khashoggi è stato probabilmente bruciato in un grande forno presso il giardino della residenza del console saudita a Istanbul.

Il documentario afferma anche che gli investigatori turchi hanno trovato tracce di sangue appartenenti a Khashoggi sulle mura dell’ufficio del console saudita all’interno del consolato generale, dopo aver rimosso la vernice che il gruppo di assassini aveva applicato successivamente. Si ipotizza che le valigie contenenti parti del corpo di Khashoggi, siano state trasferite nella casa del console dopo che la vittima era stata uccisa all’interno del consolato generale saudita, che si trova a poche centinaia di metri di distanza.

Fonti della polizia turca, confermano di aver monitorato l’incendio della fornace esterna che, secondo quanto dichiarato da un operaio intervistato da Al Jazeera che ha partecipato alla sua costruzione, è stata realizzata secondo precise specifiche del console: profonda e resistente a temperature superiori ai mille gradi celsius. Una temperatura sufficiente per fondere il metallo e a cancellare qualsiasi traccia di DNA.

Dopo aver fatto numerose dichiarazioni contradditorie su Khashoggi, Riyadh ha fatto sapere che il giornalista è stato ucciso quando i negoziati per persuaderlo a tornare in Arabia Saudita sono falliti. Ma nonostante le indagini della Turchia fatte nel consolato generale, nella residenza del console e in diverse altre località, i resti del giornalista non sono stati mai trovati.

La polizia turca ritiene che le informazioni ottenute dalle indagini, indicano che i resti smembrati di Khashoggi potrebbero essere stati bruciati insieme a sacchetti di carne per coprire la cremazione del corpo.

La polizia turca è convinta inoltre che anche la fidanzata, Hatice Cengiz, sarebbe stata una seconda vittima se fosse entrata nel consolato generale saudita.

Il presidente turco Erdogan, ha dichiarato che l’uccisione è stata ordinata dal più alto livello della leadership saudita e ha ripetutamente invitato i funzionari sauditi a indicare il nome della persona coinvolta nell’omicidio che ha agito da “cooperatore locale”. Le immagini del rapporto di polizia mostrano un uomo che si ritiene sia un imitatore di Khashoggi mentre cammina a fianco di un altro uomo che sarebbe proprio il cooperatore locale che vive a Istanbul. “Se non sa nulla il principe ereditario, chi può saperlo?”, ha detto Erdogan.

Erdogan ha dichiarato anche di averne discusso per telefono con il re Salman e il principe ereditario Mohammed bin Salman, ma senza ottenere nessun risultato. La CIA ha concluso che il principe ereditario MBS ha ordinato personalmente l’uccisione del giornalista saudita fortemente critico nei suoi confronti. La Turchia non capisce il silenzio degli Stati Uniti sull’omicidio di un giornalista saudita che scriveva per un importante quotidiano americano con particolare attenzione al governo federale come il Washington Post.

Secondo il ministro degli Esteri turco, Jawish Ihsanoglu, i paesi occidentali che oggi cercano di dare a tutti lezioni sui diritti umani, coprono l’omicidio del giornalista perché hanno sottoscritto contratti milionari per vendere armi. Donald Trump, infatti, si è guardato bene dall’incolpare il principe saudita e di prendere azioni forti contro l’Arabia Saudita che considera un alleato chiave degli Stati Uniti.

Forse è un mondo ipocrita, ma intanto pochi giorni fa un gruppo di senatori democratici ha presentato un disegno di legge che richiederebbe al direttore dell’intelligence americana, Dan Coats, di presentare un rapporto non classificato sulla morte del giornalista saudita, non consentendo così all’amministrazione Trump di farla franca seppellendo i fatti su Jamal Khashoggi.