di Vittorio Volpi

Osservando la stampa internazionale in questi giorni, è possibile riscontrare quanta ipocrisia esista fra ciò che i politici, in particolare, ci dicono e quello che fanno. È più che mai vero il proverbio “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.

Vediamo alcune perle, incominciando dal Portogallo. Questo paese si sta “cinesizzando” a grande velocità. Durante la crisi economica i cinesi, al contrario di altri paesi, hanno investito in settori strategici. Ad esempio posseggono il 23% della “Energies de Portugal”, la società leader nel settore dell’energia e di recente hanno lanciato un’offerta per l’acquisto totale.

I cinesi controllano anche “Fidelidade”, la maggiore società assicurativa, e poi “Lux Saude” il più importante ospedale privato. Ed, inter alia, “Millennium BCP, la maggiore banca del Paese. Nonostante le riserve e cautele con le quali la UE sta scrutinando la partecipazione 5G cinese, il Portogallo sembra invece ben disposto. La società “MEO” ha firmato di recente un accordo con la Huawei.

Mentre l’Europa invita i paesi membri a selezionare gli investimenti stranieri nei settori strategici, riferendosi in particolare a quelli cinesi, il premier Antonio Costa che dirige un governo di coalizione di sinistra, è contento di cedere, un pezzo alla volta, le chiavi del Portogallo. Ma i portoghesi sono d’accordo con lui?

Solita storia; si proclamano come i protettori dell’identità nazionale e di ferventi europeisti e poi… tutto è diverso.

Altra ipocrisia nel dramma Nissan-Renault, che riguarda Francia e Giappone . Entrambi i paesi su questo intricatissimo dossier, a parole sono contenti del rapporto esistente ed augurano pubblicamente anche ulteriori collaborazioni; ma, in realtà, sotto sotto, se le danno di santa ragione.

foto Wiki commons

I fatti: a metà novembre, al suo arrivo a Tokyo con aereo privato, viene arrestato Carlos Ghosn. È un Manager di alto profilo, notissimo in Giappone per aver rimesso in carreggiata la nota casa automobilistica. Ha negoziato, prima della fine del secolo scorso, l’acquisizione per la Renault del 43% della storica Nissan, diventando allo stesso tempo il suo Presidente (oltre che mantenendo la massima carica nella casa francese).

Lo scambio azionario però è stato asimmetrico: mentre Renault acquisiva il 43% della giapponese con 2 posti nel CdA, la Nissan riceveva solo il 13% di Renault in cambio, senza nessun posto nel CdA. Piccolo particolare: il governo francese ha una posizione di rilievo nella Renault, cioè il 15% e posti in Consiglio; ciò rende evidente l’interesse nazionale francese (e lo stretto monitoraggio di che cosa succede).

Il motivo dell’arresto apparentemente è scorrelato dalle acquisizioni automobilistiche e dal rapporto fra le due case. L’accusa è di evasione fiscale ed uso di fondi aziendali per interessi propri. Le autorità inquirenti sono state durissime con Ghosn: carcere duro, proibizione dei contatti con i suoi avvocati.

Si pensa sarà così fino a giugno. Proprio oggi il Financial Times fa luce sulla verità sottostante. In realtà c’è uno scontro di interessi nazionali. Ghosn, e quasi certamente la Renault, stavano lavorando su progetti d’integrazione della Nissan, e la correlata Mitsubishi Motors, affinché alla fine battessero bandiera francese.

I giapponesi della Nissan, mangiata la foglia, hanno immediatamente invocato l’appoggio dei loro politici e per bloccare l’operazione, hanno messo all’opera i loro galoppini per scavare nell’operato di Goshn e metterlo fuori gioco.

Evviva la globalizzazione, come al solito a prevalere sono gli interessi nazionali con il cappello della globalizzazione. A volte, è il caso del Portogallo, di simpatie politiche.