Andrea Foffano, docente di Sicurezza e Intelligence presso la Scuola di Competizione Economica Internazionale di Venezia ASCE, docente presso l’Istituto Superiore per Operatori di Polizia Locale ANVU-ISOPOL, formatore accreditato presso EUPOLIS-Lombardia, docente e membro del comitato scientifico JURIBIT, docente presso la Scuola di Formazione nella Gestione delle Emergenze SFORGE, collaboratore di ITSTIME presso l’Università Cattolica di Milano. Analista d’intelligence, saggista, contributor ed editorialista per diverse testate giornalistiche, torna sulle scene con un nuovo libro: Segreti e Intelligence, indagando “quattro vicende, ottantacinque morti, nessuna verità.”
Ustica, una traccia nascosta?
Nel capitolo relativo alla mai chiarita strage di Ustica, Foffano si sofferma, con una serrata indagine, sull’ l’ordinanza di rinvio a giudizio del giudice istruttore Rosario Priore, documento di ben 5mila pagine, in cui si parla di materiale bellico appartenente a un caccia americano ripescato nel tirreno subito dopo la tragedia, tra cui un canotto di salvataggio appartenente ad un aereo imbarcato sulla portaerei Saratoga, in quei giorni alla fonda nel porto di Napoli. Indi una perizia tecnica riguardo una traccia radar al largo della Sardegna meridionale, inizialmente attribuita ad un pallone sonda meteorologico, che potrebbe in realtà celare la traccia nascosta di uno o due caccia decollati dalla base aerea di Decimomannu. Da qui le due ipotesi: fu missile inerte (non sono mai state rilevate tracce importanti di esplosivo sulla carcassa del DC9) oppure una near collision (visti i resti rinvenuti)?
Ilaria Alpi, uccisa perché indagava su rifiuti tossici e nocivi?
Il saggio d’indagine passa poi al caso di Ilaria Alpi, la cui morte, anche secondo le testimonianze e gli esami svolti sui cadaveri, sembra più un’esecuzione che un atto banditesco. La giornalista, prima di morire, aveva viaggiato nel nord della Somalia, nell’area di Bosaso e Garoe. La zona è da sempre stata al centro di rumors per traffico di rifiuti tossico-nocivi. C’è di più: sembra che non tutto il materiale audio-video prodotto dalla Alpi e dall’operatore in quella zona sia effettivamente arrivato in Italia. Inoltre, non vi sono foto dell’epoca che mostrano quello che sembra l’interramento di container nella banchina in costruzione di un porto somalo, come foto molto più recenti di fusti spiaggiati di cui risulta ignoto il contenuto. La gente, intanto continua ad ammalarsi ancora oggi.
L’agente Calipari che liberò la Sgrena, verità sulla sua morte?
La trattazione, avvincente e intrigante, si sposta sul caso Calipari, ovvero il poliziotto ucciso durante la librazione della giornalista de il Manifesto, Giuliana Sgrena, per il quale le versioni delle due commissioni d’inchiesta, quella americana e quella italiana, divergono ancora oggi. Ci sono domande che restano senza risposta: a quanto andava l’auto di Calipari? Aveva i fari accesi o spenti? Quante persone hanno sparato contro la vettura? Perché c’era un posto di blocco americano in quell’area quella sera? La liberazione di Giuliana Sgrena aveva trovato il consenso unanime degli alleati, viste le modalità in cui era avvenuta? Forse no, visto che gli ostaggi degli altri paesi, molto più rigidi nella condotta delle indagini, continuavano a morire. La Sgrena, poi, era stata sempre molto critica nei confronti della presenza occidentale in Iraq.
Giulio Regeni, un crimine irrisolto
Infine, il caso recentissimo di Giulio Regeni, in relazione al quale, prosegue Foffano, grazie all’importantissimo contributo dei giornalisti d’inchiesta egiziani e italiani, l’attenzione sull’argomento è stata mantenuta ad alti livelli. Notevolissima è la testimonianza dell’ex colonnello Afifi, che fornisce una versione su quanto possa essere accaduto a Regeni, anche se viene considerata ancora oggi inattendibile. Il corpo di Regeni è stato trovato vicino alla sede di una caserma dei servizi segreti militari egiziani, è provato che era stato messo sotto controllo e indagine dagli apparati di sicurezza egiziani, è appurato il tentativo di depistaggio con l’uccisione di alcuni malviventi ad opera della polizia egiziana e il successivo ritrovamento dei documenti di Giulio a casa di uno di loro.
Quesiti ad oggi irrisolti ma che Foffano delinea con lucida professionalità e fermezza.