Gli attentati dello Sri Lanka sono stati un’anteprima del futuro dello Stato islamico dopo le affermazioni e prove video che hanno mostrato gli assalitori radunati davanti alla bandiera Isis per giurare fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi, l’attuale leader del gruppo terroristico. Attacchi come questi, con un bilancio delle persone uccise “sceso” a 253, sono quasi certamente in programma in futuro e forse non solo in Sri Lanka.

I radicali islamici, dopo la sconfitta militare subita all’inizio di quest’anno e il fallito tentativo di creare uno proprio stato islamico nei territori occupati della Siria e dell’Iraq, stanno rilanciando una piattaforma globale. All’indomani delle stragi rivendicate, l’utilità strategica del terrorismo non è mai stata così forte.

La propaganda del gruppo terroristico islamico non si basa soltanto sulla  possibilità di conquistare una terra, ma particolarmente quella di realizzare una piattaforma che assicuri il futuro del movimento con la mobilitazione di tanti sostenitori infondendo loro il suo credo e la sua missione.

Alcuni dissidenti dello Stato islamico, che avevano sollecitato una rivolta totale contro al- Baghdadi convinti che la perdita delle terre abbia trasformato l’Isis in una farsa, non sono riusciti però a convincere i veri credenti dell’Isis, quelli che contano davvero perché saranno loro a portare avanti il movimento nei mesi e negli anni a venire.

L’attacco dello Sri Lanka è una prova della maggiore vittoria dell’Isis. Per i fedeli dimostra che il gruppo ha avuto successo nell’espandere la portata e le capacità dell’organizzazione. L’Isis ha tolto il marchio del califfato dalla Siria e dall’Iraq, ma è rimasto vivo e vegeto nel resto del mondo anche se il suo stato ha perso tutta la sua terra.

Gli effetti si sono subito visti. Le cancellazioni delle prenotazioni da parte dei turisti a pochi giorni dagli attacchi di domenica di Pasqua si fanno sentire e gli operatori temono il peggio. Dopo l’ombra della guerra civile decennale che l’industria del turismo era riuscita a superare, ora i timori di un nuovo rallentamento dei viaggi organizzati nell’isola in pieno Oceano Pacifico Indiano traboccante di natura selvaggia, sono tornati in primo piano.

Molti vacanzieri che erano presenti il giorno degli attentati sono rientrati con il primo volo disponibile, e il presidente dell’hotel coloniale Mount Lavinia a Colombo, Sanath Ukwatte, ha dichiarato di aver perso circa il 30% delle sue prenotazioni.

Il gigante europeo anglo-tedesco TUI, che organizza viaggi in tutto il mondo, ha annunciato di aver smesso di prendere prenotazioni per lo Sri Lanka.

Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, India e Israele sono tutti paesi che hanno avvertito i loro cittadini di non andare in visita nel paese srilankese, mentre i Paesi Bassi stanno organizzando voli speciali per evacuare centinaia di turisti olandesi.

La crisi è di nuovo in agguato proprio quando le spiagge del paese, orlate di palme e piantagioni di tè di montagna, sono state recentemente nominate nel 2019 come il miglior posto da visitare dall’editore di guide turistiche Lonely Planet.

Il ministro delle finanze dello Sri Lanka, Mangala Samaraweera, ha dichiarato che gli arrivi dei turisti erano aumentati del 4.6% nel primo trimestre di quest’anno, e sperava di guadagnare con il turismo una cifra record di 5 miliardi di dollari, un aumento notevole dai 4.4 miliardi di dollari del 2018.

Si teme che il paese possa perdere fino ad un terzo di quest’ultimo valore, un duro colpo per l’economia dove il turismo rappresenta il cinque per cento, con la Gran Bretagna, l’India e la Cina che sono i mercati principali.

Per lo Sri Lanka comincia un periodo molto difficile, che rischia di lasciare a casa migliaia di lavoratori del turismo di fronte a queste incertezze. Il governo dovrà affrontare non solo un piano di salvataggio per gli stabilimenti che avranno ingenti perdite e probabilmente andranno in rovina, ma soprattutto intraprendere quei passi concreti per migliorare la stabilità del paese ricostruendo la propria immagine e convincere i turisti a tornare.