salì al trono l’8 gennaio del 1989, succedendo al padre Hirohito, sposò una borghese, rivoluzionò l’aura divina dei suoi predecessori, togliendola, e “scendendo a terra”. Oggi, a 85 anni, ha deciso di abdicare per lasciare il posto al figlio, il principe Naruhito. Ha regnato durante l’era Hesei ovvero “pace ovunque” (ogni epoca imperiale ha una sua denominazione), asceso come imperatore Showa, fu sempre nella sua face to face society ovvero parlò sempre “faccia a faccia coi suo sudditi” come nel disastroso tsunami del 2011.
Anche la moglie, Michiko, madre dei tre principi Naruhito, Fimihito e Sayako, ha sempre regnato secondo un protocollo easy, borghese: era lei a preparare loro, quando andavano a scuola, i cestini col sushi.
Dal 1992, quando visitò ufficialmente la Cina, ove, per sanare il non lontano conflitto, si disse dispiaciuto delle sofferenze inflitte ai cinesi ad opera dei nipponici; al 2005 quando commemorò i 60 mila coreani morti ad opera dei giapponesi nel 1944, Akihito si dimostrò sempre aperto a superare le controversie storiche, in nome di un futuro di pace, nonostante gli ovvi retroscena che, come in ogni paese, possono oscurare l’operato anche del più magnanimo e lungimirante governatore.
L’ultimo compleanno celebrato da imperatore, nel dicembre dell’anno scorso, ha radunato, di fronte al palazzo imperiale di Tokyo una folla oceanica. Segno che è amato, e che il suo ricordo, anche se ha abdicato, sarà di sicuro annoverato nella Storia come benevolo.