Abbiamo trovato nel web questa riflessione di Alain Bühler, che ci sembra molto logica e che proponiamo ai nostri lettori.

Il 14 dicembre scorso il Consiglio degli Stati ha definitivamente adottato una proposta dell’UDC di vietare ai rifugiati riconosciuti di effettuare viaggi verso il Paese dal quale sono fuggiti. Il Consiglio nazionale aveva avallato la proposta nella sessione autunnale 2018.

Ebbene, oggi il Consiglio federale mette in consultazione le modifiche alle relative ordinanze che fanno seguito alla modifica della legge sugli stranieri. Modifiche che annacquano quanto deciso dal Parlamento perché, secondo l’esecutivo federale, tale divieto dovrà prevedere delle eccezioni. Ergo, un rifugiato riconosciuto deve poter tornare in Patria in caso di eventi familiari gravi o importanti (matrimoni, nascite, funerali, ecc.).

Ora, una richiedente l’asilo riceve lo stato di rifugiato perché in patria sarebbe in pericolo di vita a causa di conflitti, persecuzioni, ecc.. Ma se quest’ultimo ha così tanta voglia di tornare in Patria per festeggiare al wedding party di un familiare, scusate, ma tanto in pericolo non è. Ne consegue che non dovrebbe avere diritto allo statuto conferitogli dalla Convenzione di Ginevra.

Ad ogni, modo il Parlamento è stato chiaro e non si accettano stratagemmi atti ad annacquare quanto statuito. Dichiari di essere in pericolo di vita in Patria? Non ci torni in “vacanza”. Non ci sono eccezioni che tengano.

Alain Bühler, UDC