Il processo per il brutale assassinio di due turiste scandinave avvenuto in Marocco lo scorso dicembre sarebbe dovuto iniziare oggi a Rabat. Sul banco degli imputati 24 persone tra cui il 25enne ispano-svizzero accusato di essere la “mente” dietro alla banda di terroristi.

Accusati di “apologia del terrorismo” e “aiuto premeditato ad autori di atti terroristici”, le persone alla sbarra sarebbero stati allenati al tiro dal ginevrino che avrebbe anche insegnato loro ad usare un servizio di messaggeria criptato e partecipato al reclutamento di nuovi uomini. Il soggetto sarebbe “impregnato di ideologia estremista” da quando si è convertito all’islam nel 2011 nella moschea di Ginevra. Residente a Marrakech dal 2015, il giovane è stato arrestato il 29 dicembre in seguito all’assassinio delle due ragazze.

Presente sul posto anche l’avvocato svizzero dell’uomo, Saskia Ditisheim che insiste sul fatto che il ginevrino si trovava in Svizzera al momento dell’esecuzione. A sua volta il legale marocchino Saad Sahli ha chiesto il rinvio dell’udienza per preparare meglio la difesa. Il rinvio è stato concesso e il processo riprenderà il 16 maggio prossimo.

Il Ministero pubblico della Confederazione ha riferito all’agenzia Keystone che non è stata avviato alcun procedimento penale nei confronti dello svizzero coinvolto ma invece un procedimento esisterebbe nei confronti di un soggetto che sembra aver sostenuto organizzazione come Al-Qaida e ISIS. Nessun ulteriore dettaglio tuttavia è stato fornito.

Le due ragazze, Louisa e Maren di 24 e 28 anni rispettivamente, sono state assassinate nella notte tra il 16 e il 17 dicembre scorso. Violentate e decapitate mentre erano in viaggio per il monte di Toubkal da un gruppo di terroristi che hanno immortalato l’immondo gesto in un video e lo hanno messo in rete. Nel video, giuravano fedeltà allo Stato Islamico ma ad ora l’organizzazione terroristica non ha mai rivendicato l’omicidio pertanto si ipotizza che gli autori del delitto non sono mai stati in diretto contatto con l’IS.

Sul banco degli imputati anche gli esecutori materiali dell’omicidio, ora rischiano la pena di morte.