di Friedrich Magnani

All’indomani della caduta del Muro di Berlino, lo storico della Stanford University, Francis Fukuyama, osò parlare, in suo famoso libro, di “Fine della Storia”. Passati trent’anni e piu’, potremmo effettivamente intravedere la fine della storia, nella contrapposizione tra ideologie di destra e di sinistra. Dimenticandoci della guerra fredda la fotografia attuale è la divisione, nel mondo occidentale, tra globalisti e sovranisti.

L’ascesa del sovranismo, è stata innescata da vari fattori: la globalizzazione commerciale e la concorrenza salariale, la terza rivoluzione industriale in atto (quella tecnologico-digitale, che ha cambiato anche il modo di lavorare), l’impoverimento della classe media (motore di tutte le economie), e l’auto-rigenerazione della ricchezza finanziaria, che non è stata in grado di interagire con l’economia reale.

A ciò, si aggiunge la reazione emotiva alla trappola mediatica del terrorismo islamico e al crescente fenomeno dell’immigrazione, dovuta alla maggiore consapevolezza delle disparità nella qualità di vita, tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo.

Sull’attuale sofferenza della classe media, ci illumina un recente studio dell’Ocse “Under Pressure: The Squeezed Middle Class”, dove viene evidenziata, la crescente perdita del potere d’acquisto salariale della classe media, negli ultimi trent’anni. L’analisi, è confermata anche da un altro studio dell’Ilo (l’Organizzazione Internazionale del Lavoro), intitolato “Europe’s Disappearing Middle Class”.

La fine dell’era ideologica, ha lasciato anche un vuoto di pensiero, nelle nuove generazioni. Da qui, il crescente interesse verso il radicalismo, con il suo bagaglio di risposte facili e apparentemente chiare, rispetto all’evanescenza del moderno relativismo. Così nasce l’attuale sovranismo, per riempire la mancanza d’identità e le inefficienze, dell’attuale sistema economico globalizzato. Per formare un’identità, occorre creare un nemico, in questo modo, alimentando le paure, i partiti sovranisti hanno fiutato il malessere e lo hanno trasformato in un motore di aggregazione. Il loro obiettivo? Creare un’identità nazionale, garantendo le frontiere e la produzione economica interna, limitando l’immigrazione e soprattutto,  riempiendo il vuoto delle emergenze sociali, lasciato dai partiti socialisti.

La polarizzazione della società attuale, è anche dovuta a un modello di business, che attira l’attenzione, facendo leva sulle emozioni più forti. Una modificazione indotta dall’attuale iperconnessione, che ci bombarda di informazioni e che riduce drasticamente il nostro livello di analisi e concentrazione. Come dimostra un’interessante libro della scrittrice e giornalista del Boston Globe, Maggie Jackson, sull’era della distrazione di massa, dal titolo: “Distracted: The Erosion of Attention and the Coming Dark Age”. Oltre all’allarme lanciato da molti neuroscenziati, tra i quali Michael Merzenich, vincitore del prestigioso Kavli Prize delle neuroscienze e professore emerito all’Università della California, su come la tecnologa stia cambiando (in peggio),  il nostro cervello.

Questo, influenza indubbiamente anche le scelte politiche. Il risultato è davanti ai nostri occhi. I partiti sovranisti, sono riusciti, grazie all’uso dei social (vedi scandalo Cambridge Analityca), a manipolare il voto di due eventi che stanno cambiando il corso della nostra storia, la Brexit e le elezioni del presidente Usa, Donald Trump.

Alexander Nix, AD di Cambridge Analytica

Il caso Cambridge Analityca, ne è un chiaro esempio. Non fu esattamente Facebook nel 2016, a violare i profili dei propri utenti (si parla di 50 milioni), bensì uno sviluppatore esterno, di applicazioni mobili per il social media californiano, Aleksandr Kogan, giovane ricercatore moldavo al dipartimento di psicologia dell’Università di Cambridge, con un bachelors degree a Berkley e un passato di ricerche commissionate dall’Università di Pietroburgo, a vendere sottobanco alla società di comunicazione politica Cambridge Analityca, i dati di molti utenti Facebook.

La Cambridge Analityca fu fondata da Robert Mercer (gestore multimiliardario americano di fondi finanziari, sostenitore del partito conservatore) e da Steve Bannon, uomo di comunicazione, nonché stratega della campagna elettorale di Donald Trump. Essa sviluppò, sulla base della psicosometria, il campo della psicologia che studia le caratteristiche della personalità, un sistema di microtargeting comportamentale, volto a veicolare pubblicità e notizie personalizzate (false), agli utenti Facebook, sulla base del loro comportamento abituale e delle loro emozioni. Emblematico, è l’ormai noto reportage della cronista dell’Observerver, Carole Cadwallar, sulla  riuscita di questa operazione di disinformazione e  del suo impatto sulla Brexit.

Non è un caso, che l’Unione Europa, abbia già suonato il campanello d’allarme, in vista delle prossime elezioni del parlamento europeo. La minaccia, è rappresentata dai cosiddetti “social bot”, presenti sui social network, sotto forma di falsi profili. Veri e propri algoritmi di intelligenza artificiale, in grado di interagire con gli utenti. Twitter, ha ammesso, nel suo ultimo rapporto sulla trasparenza, di aver individuato, nei soli primi mesi del 2018, 232 milioni di profili fasulli.

La manipolazione del voto, è la prima limitazione al funzionamento della democrazia. Rebus sic stantibus, i passaggi successivi, potrebbero portare a derive autoritarie. Storicamente, le divisioni sociali e la propaganda, sono sempre stati la propulsione dei sistemi totalitari. Tornano allora profetiche, le parole scritte, poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, dal filosofo tedesco Romano Guardini, nel suo “Etica”:  “la dittatura toglie al singolo, il peso di dover pensare con la propria testa, di dover giudicare, decidere, rispondere del proprio destino. Questa è la grande tentazione”.