Giambattista Fratus, sindaco della Lega di Legnano, città cuore pulsante del movimento (allor che fu nascente, per storia, tradizione e folklore) è stato arrestato. L’accusa? turbativa d’asta e corruzione elettorale insieme al vice Maurizio Cozzi, assessore al Bilancio, anch’egli indagato per turbativa d’asta, e all’assessore alle Opere pubbliche, Chiara Lazzarini, accusata di turbativa d’asta anch’ella.
Il leader della Lega e vicepremier Salvini risponde alle accuse “con un sorriso” ma dietro c’è ben di più: l’altro vicepremier grillino Di Maio attacca “l’emergenza corruzione” invitando Salvini a “cacciare dal partito” Fratus,
Salvini ribadisce invece la fiducia nei suoi uomini, sentenziando di aver “fiducia” nella magistratura. (La stessa magistratura delle toghe rosse che lui stesso attaccava?)
L’inchiesta in cui è coinvolto il primo cittadino legnanese Fratus sarebbe su procedure apparentemente pilotate per mandare avanti, nel curriculum politico, personaggi a lui stesso graditi, da lui manipolabili e successivamente grati nei suoi confronti, pronti a ricambiare il favore d’esser stati eletti.
Il procuratore di Busto Arsizio, Gianluigi Fontana, indaga al capo del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, e avrebbe già scoperto alcune procedure pilotate per l’elezione dei suddetti.
Dai vertici di governo, il guardasigilli Bonafede Alfonso si dice preoccupato per l'”emergenza corruzione” facendo dunque emergere come il problema alla radice del caso sia non tanto l’indagine in sé, quanto l’accanimento da parte dei cooperanti di governo della Lega, i grillini, determinati a incendiare il caso, anche a costo di far crollare il governo.