di Vittorio Volpi

Si è conclusa la visita di 4 giorni del Presidente americano Trump in Giappone, ricevuto con i più alti onori, ivi incluso una cena con il nuovo Imperatore Reiwa (ordine e armonia, si può dire,  ma con variazioni).

L’incontro con il nuovo Imperatore è forse la cosa più significativa della visita. È il primo Capo di Stato – e di quale paese….- che incontra la coppia imperiale. Molto simbolico quindi, disponibilità che la diplomazia di Washington avrà apprezzato in modo significativo. E Trump per gratitudine ha contraccambiato anche nei discorsi pubblici. Ha toccato gli argomenti delicati del contenzioso con Tokyo, lo sbilancio nei conti commerciali, con molta discrezione..

Trump e Shinzo Abe giocano a golf a Palm Springs (Wiki commons)

In pratica il premier Abe Shinzo (come vuole essere chiamato) voleva sentirsi confermare che gli Stati Uniti rimangono l’amico numero uno per l’arcipelago, così come è stato dalla fine della guerra mondiale in poi, un legame fermo a prova di atomiche.

E il dossier di Abe, verteva sui seguenti punti:

1 Appoggio totale al Giappone che si trova goegraficamente nel mezzo di un coacervo di situazioni delicate.  A partire dalla crescente forza, anche militare della Cina, che nei mari che separano il Giappone dalla Cina,

 avverte la sempre più crescente assertività cinese.  Isolotti disabitati diventano basi militari allargando quindi le competenze territoriali cinesi.

2  Poi il problema della Corea del Nord. I missili – di corta o lunga gettata che siano – vengono lanciati verso o sopra il Giappone:  e quindi è preoccupante.

3 Poi il commercio estero: la battaglia sulle tariffe doganali fra Cina e USA (la guerra commerciale) danneggia anche il Giappone. Un calo nel commercio è un danno per tutti.

4 Poi le minacciate tariffe doganali sulle auto e altri prodotti giapponesi esportati verso gli Stati Uniti. Trump sostiene che i giapponesi avrebbero negoziato tariffe preferenziali agli 11 paesi del TPP nei settori agricoli e carni, perché non gli USA?

Trump sostiene che il Giappone, che ha un surplus commerciale con gli USA, dovrebbe fare le stesse concessioni TPP.

Andando in ordine, Trump ha confermato che il Giappone è il pilastro delle strategie americane in Estremo Oriente.

Secondo. Sulla Corea del Nord, Trump (ammettendo che nel suo Governo in molti sono contrari al suo pensiero) ha usato un approccio soft.  Il fatto che il” maresciallo” Kim non gradisca il segretario di stato Pompeo è stato un no comment.  Come pure il recente attacco a Biden ( definito ”uomo delle paludi…” ), altro no comment. Ha invece enfatizzato la sua convinzione  che Kim Yong-un è disponibile a continuare le discussioni su una denuclearizzazione del suo paese e queste ultime “bombette” sarebbero  innocue: nulla di cui preoccuparsi.

Interessante un particolare poco riportato: Abe ha fatto incontrare anche una rappresentanza delle  famiglie delle vittime dei rapimenti nord-coreani affinché, una volta in più, Trump si renda conto con chi ha a che fare.

Inoltre, terzo argomento; con la  Cina continuerà la sua battaglia sui dazi e sulle imposizioni cinesi di vendere prodotti cedendo insieme il dossier tecnico, le tecnologie.

Che la Cina abbia approfittato della dabbenaggine USA è così evidente. Basti pensare che una società come Cisco, leader mondiale nei routers (il cuore dell’internet) di fatto non è presente in Cina. Così come non ci sono giganti Google ed altri.

Immagine Wiki commons (Richard Giles, Perth)

Sebbene le imposizioni USA alla Cina possono raddrizzare i conti commerciali drammaticamente pro Cina, di fatto costano anche cari alle casse USA: per esempio in agricoltura le restrizioni USA (e il conseguente rifiuto di Pechino di acquistare prodotti Made in USA) costringono il Governo federale a concedere aiuti economici (di recente ben 16 miliardi di dollari). E anche un contentino: una concessione per i dazi doganali ad Abe: sulle auto una moratoria per 6 mesi. Poi si vedrà.

Come fanno i giapponesi quando l’ospite è di peso, un clima da tappeti rossi. Cene folcloristiche (robatayaki) con Trump e Melania, banchetti di stato con ospiti della politica e del business.  Una partita di golf, Donald- Shinzo.  Persino, onore grandissimo, hanno organizzato un incontro di SUMO, sport nel cuore dei giapponesi da secoli, con la consegna della coppa Trump (strettamente made in USA) di ben 32 chilogrammi.

E poi, il clou della visita: la cena con la coppia imperiale: questa volta senza il fastidio dei traduttori.  L’Imperatore ha studiato a Oxford e Masako, la consorte,  ad Harward.  Occasione senza precedenti.

Il tutto conferma che nonostante le particolarità di Trump, la relazione rimane comunque un punto solido nell’Estremo Oriente:  luogo che è già e sarà il fulcro dell’economia mondiale, ma anche di grandi rischi nei prossimi decenni.