Nell’accaldata (ma grazie a qualche fresca birra sopportabile) serata della Bricola l’UDC Ticino ha ratificato la sua lista per il Nazionale. Eccola, in rigoroso ordine alfabetico: Raide Bassi (unica donna, consigliera comunale a Lugano), Marco Chiesa (uscente), Fosco Gobbi, Piero Marchesi, Paolo Pamini, Pierluigi Pasi, Daniele Pinoja e Tuto Rossi.

Una lista sufficientemente forte, comprendente due soli granconsiglieri in carica, benché non la più forte possibile. Sarà congiunta con la lista della Lega e “sottocongiunta” con UDF, Giovani UDC e UDC-Agrari (un ritorno alle origini pre-blocheriane).

Nella lista spicca il nome di Pierluigi Pasi, già Procuratore capo federale (fino al 2015. Una new entry di peso, che mostra come la piccola UDC Ticino (che alle cantonali ha avuto successo) sia divenuta attrattiva.

Nella lista ci sarebbe stato posto (secondo noi) anche per una seconda donna, ma pare che non ci fossero candidate adeguate disponibili (non abbiamo notizie precise).

Obiettivo minimo: confermare Chiesa, che correrà anche per gli Stati. Noi però, “allargando”, diciamo: è essenziale che la Destra conservi i suoi tre seggi al Nazionale, una discesa a due significherebbe una grave sconfitta in un frangente di vera emergenza in cui il Paese subisce in pieno la pressione intimidatoria dell’UE.

Quanto agli Stati, il concorrente d’area (quasi certo) sarà Ghiggia, ma bisognerà battere Lombardi o Merlini. L’argomento più logico della Destra (ma anche il migliore) è il seguente: rappresentiamo correttamente alla camera dei Cantoni l’opinione dei Ticinesi: ciò in cui credono, il voto che esprimono costantemente. Basterà? Certo che no! In politica le cose non sono così lineari. Ma la via è chiara: porre fermamente la questione della sovranità del Paese e della preservazione delle sue istituzioni. Gli “euroturbo” facciano la loro campagna e si assumano le loro responsabilità.

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Il Comitato cantonale (dei 60 aventi diritto erano presenti solo in 24) ha, in apertura  di seduta, dopo discussione e voto segreto, ri-ammesso nel partito Brenno Martignoni, già sindaco di Bellinzona, che l’aveva lasciato nel 2008.

Secondo gli Statuti una ri-ammissione può avvenire tramite un voto del CC con una maggioranza di almeno i 3/4 degli aventi diritto. Su 24 fa esattamente 18. In favore di Brenno parlano Del Don, Chiesa e Marchesi. Eros Nicola Mellini è contrario al ritorno. “Il partito non è un bar nel quale si entra e dal quale si esce secondo la qualità della birra”. Chiede il voto segreto.

Mi permetto di spezzare una lancia in favore del voto segreto. Io ho il pallino del voto segreto, che è voto di coscienza, l’autentico voto libero. Io voto A o B o C perché lo voglio e non perché i capoccia son lì a guardarmi addosso e a prender nota. Le frasi del tipo “siamo un gruppo di amici, non abbiamo nulla da nascondere” sono fatue, per non dire insincere. Pensate (per fare un esempio) se il voto sulla “scuola che verrà” fosse stato segreto!

Pamini si dichiara favorevole a Martignoni ma anche al voto segreto. Secondo gli Statuti dev’essere richiesto da almeno 1/3 degli aventi diritto. Se ne trovano 10.

Si procede. L’ex sindaco di Bellinzona ottiene 18 Sì su 24. Al pelo. Bentornato Brenno!