Due gallerie sono crollate a causa di una frana avvenuta giovedì in una miniera a cielo aperto di proprietà della multinazionale anglo-svizzera Glencore nel sud della Repubblica Democratica del Congo, nella provincia di Lualaba. La caduta di massi ha collassato le due gallerie causando la morte di 43 minatori clandestini che illegalmente erano sul posto.
Le squadre di soccorso sono tuttora alla ricerca di altri minatori che risultano dispersi.
L’importante complesso minerario del Congo che produce rame raffinato e cobalto, è gestito dalla società mineraria canadese Katanga Mining Limited attraverso la controllata congolese Kamoto Copper Company.
Katanga Mining ha il potenziale per essere il più grande produttore di rame dell’Africa e il più grande produttore di cobalto al mondo (componente chiave delle batterie per auto elettriche).
Kamoto Copper, impegnata attualmente con le autorità locali nell’aiutare le operazioni di ricerca e salvataggio,ha più volte denunciato con vari comunicati stampa la crescente presenza di migliaia di illegali minatori artigianali, circa 2000 ogni giorno, che lavorano in gallerie che si affacciano nell’area di estrazione, mettendo a rischio i dipendenti dell’azienda, le attrezzature operative e gli stessi minatori clandestini. Non sono sufficienti le informazioni sui pericoli e sui molti rischi associati allo sconfinamento del delicato sito industriale.
La frana che ha provocato il cedimento delle due gallerie è stata causata proprio da scavatori clandestini che si sono infiltrati nella miniera per estrarre i metalli con attrezzatura rudimentale e obsoleta. La zona dove era stata notata una fessura nei giorni precedenti, era stata segnalata dall’azienda con segnali di allarme rossi, ma i cartelli sono stati ignorati. La scorsa settimana l’esercito del Congo ha inviato centinaia di soldati in una miniera simile gestita dai cinesi, per proteggerla e allontanare i minatori illegali che non seguono le procedure di sicurezza.
L’estrazione illegale è un grosso problema nel Congo, uno dei paesi più poveri del mondo, nonostante riserve dei metalli e di altri minerali, dovrebbero renderlo uno dei paesi africani più ricchi.
Ingenti perdite sono state subite dalla Glencore a seguito della notizia dell’incidente. Nei giorni successivi, il prezzo delle azioni ha però recuperato le perdite con un +3.2%. Gli analisti finanziari hanno “compreso” che il crollo della miniera è avvenuto al di fuori del controllo dell’azienda e che questo incidente porterà ad una maggiore attenzione alla vecchia questione dei minatori illegali.
Glencore, oltre a operare in alcune delle giurisdizioni più difficili al mondo, è anche il miglior produttore mondiale di carbone che viene trasportato via mare per alimentare le centrali elettriche. L’azienda è impegnata a limitare la produzione del carbone e destinare la liquidità di questa attività estrattiva a vantaggio dell’estrazione dei metalli come il rame e il cobalto per beneficiare della crescita dei veicoli elettrici e a passare dunque a forme di energia più pulite. L’aumento delle estrazioni illegali è un chiaro segno negativo per la reputazione dell’azienda costretta ora a reagire e pianificare nuove azioni propositive al fine di prevenire e fermare il fenomeno dell’estrazione clandestina.