Oggi il portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica iraniana Behruz Kamalvandi ha dichiarato che l’Iran ha innalzato il livello dell’arricchimento dell’uranio al 4.5% superando il limite di 3.67% imposto dall’accordo stipulato nel 2015 da USA, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania. Ha anche aggiunto che l’inazione dell’Europa di fronte al braccio di ferro tra Donald Trump e Hassan Rouhani rischia di compromettere ancora di più la situazione. L’ultimatum imposto da Teheran per contrastare le sanzioni imposte dagli Stati Uniti è di 60 giorni, dopo la scadenza del termine potrebbero portare l’arricchimento dell’uranio al 20%.
“Esortiamo con forza l’Iran a interrompere le sue attività contrarie agli impegni presi nel quadro“ è stata la dichiarazione della portavoce della diplomazia europea Maja Kocijančič che in questo modo ha rotto il silenzio dell’UE. Anche la Cina si è espressa, schierandosi con l’Iran. “Le pressioni degli Usa sono la causa alla radice della crisi sulla questione nucleare” ha dichiarato il ministro degli esteri cinese Geng Shuang aggiungendo che il “bullismo unilaterale degli USA è un tumore che si diffonde creando più problemi e crisi su scala globale”. Dal canto suo la Russia si è detta preoccupata e ha invitato le parti a dialogare.
La situazione infatti non potrà che peggiorare se, sotto la pressione delle sanzioni, l’Iran continuerà ad allontanarsi sempre di più dagli impegni presi firmando l’accordo. Nonostante Teheran insista sulle intenzioni pacifiche del suo programma nucleare che servirebbe a soddisfare le esigenze di sviluppo economico del paese, la preoccupazione e la tensione continuano a salire. Le rassicurazioni però arrivano puntualmente, via Twitter: “La fatwa della Guida Suprema contro ogni forma di arma di distruzione di massa è la nostra guida per evitare la fabbricazione di armi nucleari nel mondo e nella regione” ha dichiarato il portavoce del governo Ali Rabiei riferendosi all’ayatollah Ali Khamenei che ha un ruolo cruciale nelle scelte strategiche della repubblica islamica.