A distanza di quattro settimane dalle strage di El Paso e Dayton, un’altra sparatoria di massa ha sconvolto gli Stati Uniti. Questa volta la città coinvolta è Odessa, Texas, dove un uomo bianco di circa 30 anni, armato di fucile ha sparato uccidendo 6 persone e ferendone altre 21. Tra le vittime anche una bimba di 17 mesi mentre tra i feriti 7 sono in condizioni critiche e altre 2 molto gravi.
La sparatoria è cominciata alle 15.17 ora locale. Un agente di polizia aveva tentato di fermare un’auto, una Honda dorata, per un’infrazione minore ma il guidatore prima ancora di accostare ha tirato fuori un fucile e ha sparato alla pattuglia. L’uomo ha poi continuato a sparare dall’auto in movimento. Durante la fuga l’uomo ha sequestrato un furgone delle poste americane e ha proseguito fino al parcheggio del cinema Cinergy dove è stato finalmente fermato e ucciso dalla polizia.
Nelle ore successive la polizia ha identificato l’autore del folle gesto. Si chiamava Seth A. Ator, aveva 36 anni e faceva l’autotrasportatore. Non sono ancora chiare le motivazioni dietro l’attacco ma si sa che l’uomo era stato licenziato poche ore prima. La polizia ha affermato con sicurezza che “non c’è nessun legame con il terrorismo domestico o internazionale”.
Il nuovo attacco rafforzerà il dibattito sulle armi negli USA. Gli episodi di questo genere stanno diventando sempre più frequenti e evidenziano una pericolosa tendenza all’emulazione. Secondo il Washington Post negli Stati Uniti si verifica una sparatoria con almeno 4 morti ogni 47 giorni. Nel 1995 questo succedeva ogni 180 giorni. La situazione è particolarmente drammatica negli stati dove le leggi sul possesso delle armi sono più permissive, tra questi sicuramente il Texas.
Il presidente Donald Trump continua a sostenere che le sparatorie sono maggiormente legate ai problemi mentali e non alle leggi poco rigide sul possesso delle armi da fuoco ma molti non sono affatto d’accordo. Le critiche arrivano sia ai Repubblicani, che sostengono la redditizia industria delle armi, che ai Democratici, che non hanno ancora intrapreso una reale azione che possa cambiare le cose.