All’evento eravamo presenti. Pubblichiamo il comunicato del partito con alcune nostre fotografie, aggiungendo qualche nostra personale considerazione.

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Grande successo per la festa popolare dell’UDC: più di 400 persone provenienti da tutta la Svizzera italiana si sono riuniti oggi al Padiglione Conza di Lugano per festeggiare la campagna elettorale dell’UDC, conoscere le candidate e i candidati e soprattutto per ascoltare e rendere omaggio – con tanto di due standing ovations – all’ospite d’onore Christoph Blocher, già consigliere federale, intervistato e tradotto sul palco da Milko Gattoni. Una festa gioiosa e simpatica, intercalata da piccoli filmati spesso auto-ironici preparati dalla squadra del presidente cantonale Piero Marchesi e suo vice Alain Bühler, con l’aiuto dei Giovani UDC diretti da Daniel Grumelli, ma pur sempre all’insegna della determinazione di preservare una Svizzera libera, sovrana e sicura, come lo dice lo slogan: “Restiamo svizzeri”.

Sia Blocher che il Consigliere nazionale uscente e candidato agli Stati Marco Chiesa ma anche gli ospiti della Lega Roberta Pantani e Lorenzo Quadri, hanno messo in guardia contro la firma dell’Accordo quadro. L’UDC è rimasto l’unico partito nazionale a combattere questo Accordo che obbligherebbe la Svizzera a sottomettersi alle leggi europee senza più avere voce in capitolo, senza poterle votare e senza poter scegliere una propria strategia. In caso di diatribe tra la Svizzera e l’EU, così Blocher, ci sarebbe un tribunale europeo a sentenziare. Sarà l’EU a decidere quanti camion di quante tonnellate passeranno sulle nostre strade, quanti immigrati il paese dovrà accettare, e che tutti avranno libero accesso al sistema sociale della Svizzera. La Svizzera non avrà più la possibilità di rispedire i criminali nei loro paesi.

L’UDC è l’unico partito, hanno ribadito i presenti, che combatte il diktat dell’EU, combatte l’Accordo quadro, la libera circolazione e l’aumento delle tasse e imposte con l’alibi dell’ecologia. L’UDC è rimasto l’unico partito a difendere il ceto medio e a voler risanare l’AVS invece di spedire un miliardo di franchi in paesi europei. Le elezioni di ottobre saranno decisive per il futuro della Svizzera. Gli esponenti alla festa popolare hanno esortato i presenti ad adoperarsi per convincere amici e conoscenti di andare a votare la lista numero 18 per il nazionale e Marco Chiesa per il Consiglio agli Stati.




Osservazioni personali
L’ULTIMA CHANCE

L’ha detto Marchesi, l’ha detto Chiesa l’ha detto Blocher. Questa elezione federale dell’autunno 2019 è l’ultima chance per la Svizzera. Contro l’indipendenza del nostro paese e la sovranità delle sue istituzioni alle pressioni esterne si sommano quelle interne. Il gioco degli “eurofili” è tanto abile quanto ingannevole. La loro strategia: rimandare tutte le decisioni spiacevoli a dopo il voto. A bocce ferme l’Accordo quadro sarà sottoscritto e il miliardo di coesione versato.

Una drammatizzazione eccessiva? Non è questa la nostra opinione. Sulla carta la sproporzione delle forze è notevole: i Socialisti e i Partiti “borghesi” contro la Destra: impari lotta, Ma i partiti borghesi contengono delle aree, che sono state oscurate e zittite, le quali potrebbero ribellarsi al diktat, nel segreto dell’urna. Ammoniva don Camillo: “Nella cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no!”

“Quelli di destra” parlano solo della sovranità del Paese. È la loro chance. Gli eurofili ne parlano il meno possibile, minimizzano, svicolano, indirizzano altrove il discorso. Sono obbligati a farlo.

C’è un’elezione svizzera e c’è un’elezione ticinese. Non andranno necessariamente di pari passo. A nostro avviso le prospettive da Airolo a Chiasso sono migliori che oltre Gottardo. I tre seggi al Nazionale sono minacciati ma non condannati. Nella corsa agli Stati nessuno, adesso è certo dell’elezione.

Il candidato Ghiggia non c’era. Poteva benissimo esserci, ed avrebbe forse fatto meglio a esserci. Magari non voleva “rubare la scena” al suo collega-avversario Chiesa, che giocava in casa e ha dibattuto con Blocher. Quanto ai suoi “scheletri nell’armadio” (espressione del tutto fuori luogo) mi viene spontaneo osservare che, se il Caffè si mette a raccogliere simili cicche, allora forse significa che la candidatura di Ghiggia è vista con preoccupazione.

Se il domenicale, per le sue note inclinazioni, si può capire, bisogna ammettere che anche il blasonato Corriere (Righinetti, von Niederhäusern) ci mette del suo. A nostro avviso la faccenda è inconsistente e dovrebbe essere lasciata ai social, la cui funzione (oggi anche politica) è fondamentale.

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