All’evento eravamo presenti. Pubblichiamo il comunicato del partito con alcune nostre fotografie, aggiungendo qualche nostra personale considerazione.
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Osservazioni personali
L’ULTIMA CHANCE
L’ha detto Marchesi, l’ha detto Chiesa l’ha detto Blocher. Questa elezione federale dell’autunno 2019 è l’ultima chance per la Svizzera. Contro l’indipendenza del nostro paese e la sovranità delle sue istituzioni alle pressioni esterne si sommano quelle interne. Il gioco degli “eurofili” è tanto abile quanto ingannevole. La loro strategia: rimandare tutte le decisioni spiacevoli a dopo il voto. A bocce ferme l’Accordo quadro sarà sottoscritto e il miliardo di coesione versato.
Una drammatizzazione eccessiva? Non è questa la nostra opinione. Sulla carta la sproporzione delle forze è notevole: i Socialisti e i Partiti “borghesi” contro la Destra: impari lotta, Ma i partiti borghesi contengono delle aree, che sono state oscurate e zittite, le quali potrebbero ribellarsi al diktat, nel segreto dell’urna. Ammoniva don Camillo: “Nella cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no!”
“Quelli di destra” parlano solo della sovranità del Paese. È la loro chance. Gli eurofili ne parlano il meno possibile, minimizzano, svicolano, indirizzano altrove il discorso. Sono obbligati a farlo.
C’è un’elezione svizzera e c’è un’elezione ticinese. Non andranno necessariamente di pari passo. A nostro avviso le prospettive da Airolo a Chiasso sono migliori che oltre Gottardo. I tre seggi al Nazionale sono minacciati ma non condannati. Nella corsa agli Stati nessuno, adesso è certo dell’elezione.
Il candidato Ghiggia non c’era. Poteva benissimo esserci, ed avrebbe forse fatto meglio a esserci. Magari non voleva “rubare la scena” al suo collega-avversario Chiesa, che giocava in casa e ha dibattuto con Blocher. Quanto ai suoi “scheletri nell’armadio” (espressione del tutto fuori luogo) mi viene spontaneo osservare che, se il Caffè si mette a raccogliere simili cicche, allora forse significa che la candidatura di Ghiggia è vista con preoccupazione.
Se il domenicale, per le sue note inclinazioni, si può capire, bisogna ammettere che anche il blasonato Corriere (Righinetti, von Niederhäusern) ci mette del suo. A nostro avviso la faccenda è inconsistente e dovrebbe essere lasciata ai social, la cui funzione (oggi anche politica) è fondamentale.
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