Papa Francesco ha inaugurato un grande, bronzeo monumento “al migrante”, situato in Piazza San Pietro.
Avete capito bene, al centro del colonnato del Bernini, un monumento bronzeo, moderno e contemporaneo, a stridere acutamente con la solenne e candida beltà seicentesca.
Lo scuro bronzeo monumento, d’altra parte, non esce dal cliché della leggenda che vuole il migrante in vestiti ottocenteschi, dal volto smunto e gli occhi spenti, cosparso da un’aurea d’ incredibile dolcezza interiore, con le costole che fuoriescono dal ventre.
Tralasciando la nota diversità dell’ideale/realtà ovvero dei protagonisti del suddetto monumento, con i muscolosi e pingui migranti africani, quel che stona è l’oscurità della scultura, dallo stile contemporaneo e d’un realismo (poiché esce dagli stilemi delle sagome informi dell’arte contemporanea) ideale (perché presenta l’idea del migrante, non la realtà), pesante come l’idea che impone; pesante come quella politica che il Papa si ostina a propagandare, pesante come le afoni voci di protesta sorte contro un Cattolicesimo che ormai non ha più nulla delle proprie origini, se non la sostanza nominale.
Quanto è costato il monumento raffigurante quel gruppo di persone scheletriche dalle quali emergono due scure, sinistre, ali d’angelo? Di sicuro, con quei soldi, si sarebbero attuare azioni di beneficenza concrete.