Continuano gli scontri a Barcellona: è la terza notte consecutiva di scontri tra la polizia spagnola e gli indipendentisti catalani che non accettano le terribili condanne imposte ai loro leader. 

Barricate, incendi, è la guerra: tra il popolo, che vuole fermare gli agenti, e questi ultimi, che avanzano per comando della Spagna. Sino ad ora i feriti identificati che necessitano di assistenza medica sono 80; 33 invece, gli arresti.

Linee bus e metro interrotte non frenano i manifestanti: hanno raggiunto a piedi l’aeroporto cittadino di El Prat per radunarsie manifestare. Il leader indipendentista Quim Torra ha chiesto di mantenere la calma e di non usare violenza, in nome degli ideali che contrassegnano il loro movimento; incolpando gli “infiltrati” che sarebbero i colpevoli degli atti di vandalismo come le auto incendiate.

Anch’egli condannato al carcere, invita tuttavia alla calma: “nessuna violenza ci rappresenta” ha detto.

Ieri, mercoledì 16 ottobre, il leader spagnolo, primo ministro socialista Sanchez, ha incontrato i leader degli altri partiti per tentare di sbloccare una situazione di violenza senza più, ormai, via d’uscita.

Rivera e Casaldo, leader rispettivamente di Ciudanos e Partito Popolare, principali partiti di destra, hanno invitato Sanchez ad applicare l’articolo 155: quello di costringere una Comunità autonoma come la Catalogna a rispettare l’Unità nazionale.