Almeno 52 soldati delle forze maliane, 1 soldato francese e un civile sono stati uccisi durante un attacco portato avanti da militanti islamici contro una base militare isolata nel villaggio di Indelimane, nella Repubblica africana del Mali vicino al confine con il Niger. 10 soldati sono sopravvissuti e notevoli sono i danni materiali. Il processo di identificazione delle vittime è in corso, si teme che il bilancio dei corpi possa aumentare.

l’Isis ha rivendicato, senza fornire prove, la responsabilità dell’attacco tramite un comunicato emesso dall’agenzia di stampa Amaq, organo di propaganda dello Stato Islamico.

All’attacco hanno partecipato uomini pesantemente armati e ha coinvolto almeno tre attentatori suicidi che dopo un iniziale bombardamento hanno fatto esplodere bombe all’interno del campo militare per poi ritirarsi verso il Niger.

Rinforzi da parte dell’esercito sono stati inviati con il sostegno delle forze internazionali, tra cui truppe francesi e forze di pace delle Nazioni Unite, per proteggere l’area arida, etnicamente mista e instabile e dare la caccia agli aggressori.

Gruppi collegati con al-Qaida e lo Stato Islamico, partendo dalle loro roccaforti in Mali stanno destabilizzando parti del Niger e del Burkina Faso nella zona della Comunità degli Stati del Sahel, una fascia unita di territorio dell’Africa sub-sahariana voluta da Gheddafi nel 1998. I militanti islamici sono attivi in questa fascia da oltre un decennio e hanno stretto legami con alcune comunità locali sfruttando proprio le divisioni etniche e comunitarie.

Il controllo del territorio da parte del governo del Mali sembra sia sfuggito di mano nonostante la presenza di unità del “G5 Sahel”, una task force congiunta tra l’esercito francese e le truppe del Burkina Faso, del Ciad, del Mali, della Mauritania e del Niger che ha il compito di respingere i gruppi jihadisti. La mancanza di finanziamenti, di formazione e attrezzature sta limitando l’efficacia di questa forza militare che conta 4 mila soldati, a differenza dei gruppi jihadisti che vantano una sempre migliore organizzazione militare.

Questa incursione è solo l’ultima di una serie brutale, culminate spesso in un massacro. Attacchi che mirano a distruggere il morale delle truppe dei vari eserciti e rendere la sicurezza del paese difficile quando il personale governativo è a rischio di uccisioni mirate. Il Mali è il paese più pericoloso al mondo per le forze di pace che vi operano. Oltre 120 soldati sono morti e più di 350 feriti durante operazioni di difesa.

Il Mali sta affrontando anche una profonda crisi umanitaria. L’ONU aveva affermato a maggio di quest’anno che la violenza e l’insicurezza sono aumentate a livelli che non hanno precedenti.

Nella zona desertica non esistono confini reali tra i paesi della Comunità del Sahel. Non ci sono recinzioni e non ci sono avamposti per le forze armate che sono accampate, la maggior parte, all’interno delle città. Quindi è difficile controllare migliaia e migliaia di chilometri di deserto.

Per i gruppi islamici armati è fin troppo facile lanciare degli attacchi e poi nascondersi.