US Marine Corps (USMC) Marines assigned to Combat Services Support Battalion 18 (CSSB-18) work to retrieve a destroyed USMC Amphibious Assault Vehicle, (AAV7A1), during Operation IRAQI FREEDOM.

Il 12 novembre di 16 anni fa, nel 2003, i tg italiani annunciarono l’attentato terroristico avvenuto contro le forze armate italiane partecipanti all’Operazione Antica Babilonia nel quale morirono 25 militari italiani. Nassiriya, un nome, un simbolo: anche per i meno patriottici, quel nome non può, ancor oggi, non destare pathos o commozione. Il dolore dei parenti delle vittime, commisto agli occhi lucidi degli anziani alle rievocazioni, mostrano da un lato un mondo che non è più, dall’altro un mondo che è ancora, ma che va irrimediabilmente dissolvendosi. Dove sta l’onore, se la pensione di mutilato di guerra viene rievocata a Riccardo Saccotelli, invalido al 100% senza orecchie, reduce di Nassiriya?

Ed è lui a parlare, proprio nei giorni che da un lato vedono l’anniversario di Nassiriya, dall’altro la notizia del ferimento di cinque militari italiani in Iraq (uno di loro ha perso una gamba), sempre per mano degli attentatori islamisti. “Si scorderanno anche di loro, come hanno fatto con noi” dice “da anni, lotto invano per avere giustizia”.

I militari isis invocano il loro dio, ed esultano per il ferimento di “quattro crociati”. La croce dei crociati, troppo spesso travisata nella storiografia odierna, altro non fu che un simbolo di protezione (dei pellegrini in terra santa) e di civiltà. Il Medioevo procedette per simboli, il nostro mondo quei simboli li ha dimenticati. Da troppo tempo, irrimediabilmente.