Roger Stone, 67enne amico e consigliere di lunga data del presidente Donald Trump, è stato dichiarato colpevole venerdì dalla Corte distrettuale di Washington DC di ostruzione alla giustizia e di aver fatto false dichiarazioni al Congresso in merito alle email violate e alle interferenze russe durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2016.

Stone è la sesta persona che si unisce alla stretta cerchia di collaboratori di Trump che viene condannata con accuse federali. Michael Cohen, ex avvocato del presidente, si è dichiarato colpevole di frode bancaria, fiscale e violazioni della campagna elettorale. Paul Manafort, lobbista che ha lavorato nella campagna di Trump, è stato condannato per frode bancaria, fiscale e mancata divulgazione di conti correnti bancari esteri. Michael Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, si è dichiarato colpevole di aver mentito all’FBI sul suo contatto con un ambasciatore russo usato per esortare la Russia a non reagire alle sanzioni. Infine Rick Gates, partner commerciale di Manafort, si è dichiarato colpevole di frode per aver aiutato a manipolare documenti e di aver mentito all’FBI. Allo stesso tempo Rudy Giuliani, sotto inchiesta da parte della Procura federale di New York, avrà una pena certa.

La notizia della condanna di Stone per tutti e sette capi di accusa è arrivata mentre avveniva l’audizione pubblica a Capitol Hill di Marie Louise Yovanovitch, ex ambasciatrice americana in Ucraina, sull’inchiesta d’impeachment della Camera.  La giuria ha ritenuto Stone colpevole di aver manipolato un testimone nel chiaro intento di ostacolare le indagini del Comitato di intelligence della Camera sul presunto coordinamento con la Russia durante la campagna elettorale 2016 di Donald Trump.

Stone ha negato ogni illecito e ha commentato il suo caso come politicamente motivato. La Corte non si è ancora pronunciata sull’entità della condanna che verrà decisa per il 6 febbraio prossimo, ma potrebbe rischiare fino a 20 anni di prigione. Il verdetto conferma comunque un certo coinvolgimento di Trump negli affari con Mosca, in un momento dove incombe su di lui l’indagine di impeachment che potrebbe mettere la parola fine sulla sua presidenza.

Steve Bannon, ex capo della campagna politica di Trump, ha testimoniato durante il processo che Roger Stone si vantava dei suoi legami personali con WikiLeaks e il suo fondatore Julian Assange. Altri testimoni al processo hanno messo in evidenza come tutti gli associati di Trump durante le elezioni del 2016 fossero ansiosi di raccogliere informazioni sulle email violate dalla Russia e fornite in segreto sul sito di WikiLeaks. In molti hanno affermato di credere che Stone avesse informazioni privilegiate dal mondo WikiLeaks; informazioni che hanno recato danno alla rivale democratica Hillary Clinton.

I giudici hanno usato le conversazioni intercettate di Stone che contraddicono la sua testimonianza al Congresso. Alcune di queste bugie si riferiscono all’esistenza di determinati documenti e di alcune conversazioni con i funzionari della campagna elettorale di Trump e con un intermediario di WikiLeaks all’inizio di agosto 2016. Stone, che in varie interviste pubbliche ha menzionato di essere stato in contatto con Assange attraverso un intermediario di fiducia, non ha preso posizione e i suoi avvocati non hanno chiamato testimoni in sua difesa. La Corte ha identificato il presunto intermediario come  famoso comico americano attivista e conduttore radiofonico Randolph A. Credico.

In risposta alla condanna, Trump ha manifestato stupore per il verdetto su Roger Stone. In un suo messaggio via Twitter, non ha messo in dubbio che Stone abbia mentito, ma ha chiesto come mai tanti altri che hanno mentito non siano stati perseguitati.