Ormai sono caduti i dubbi: la Brexit verrà attuata

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Moltissimi svizzeri tifano Johnson e gli inglesi della Brexit sono un po’ i nostri eroi. L’articolo di Tito Tettamanti è eloquente.

La radioTV di monopolio e di Stato ha dato notizia del trionfo di Johnson nel telegiornale in quarta posizione. Il rospo era di dimensioni tali… che non ci sentiamo di condannarli. Anzi, li comprendiamo e manifestiamo loro solidarietà nell’afflizione.

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La chiara vittoria di Boris Johnson è stata salutata con un aumento degli indici della borsa inglese tra il 3,4 e il 4%. Il corso della sterlina nei confronti del dollaro e del franco svizzero è salito all’annuncio dei risultati di oltre il 2%. Nel Paese si è sentito un grande respiro di sollievo.

Merito di Johnson? Io direi innanzitutto merito della ritrovata stabilità dopo tre inutili anni di negoziazioni con l’UE con un Parlamento dilaniato ed un Governo paralizzato. Ormai sono caduti i dubbi: la Brexit verrà attuata. Tra l’altro anche in questi tre anni, nonostante le previsioni catastrofiche degli anti Brexit e di Bruxelles, l’economia inglese non ha sofferto particolarmente, anzi si è sviluppata e ha portato il tasso di disoccupazione al 3,8%, uno dei più bassi d’Europa.

Evitando catastrofismi di maniera e con un minimo d’equilibrio lo si poteva prevedere anche perché oltretutto l’UK non è ancora uscita dal mercato comune. Ma gli uccelli del malaugurio cercavano di diffondere i peggiori timori sparando cifre e previsioni da Barone Münchhausen per influenzare l’opinione pubblica con la speranza che si rinvenisse sul referendum.

Giusto riconoscere che nella contesa anche i pro Brexit non avevano mano leggera, ma oggi sembra che per gli scontri politici si debba sempre ricorrere all’iperbole. Ciononostante però l’insicurezza per il futuro, l’instabilità nei rapporti politici e nel Parlamento inglese hanno parzialmente frenato lo sviluppo economico, rallentato sicuramente gli investimenti imprenditoriali, influito negativamente sulle quotazioni dei valori, sulle operazioni immobiliari, sullo stesso corso della sterlina.

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Lo spauracchio di assurde misure vetero-marxiste «corbyniane» con le elezioni è pure caduto. Johnson, nonostante le sue bizzarrie, non va sottovalutato ed ha operato con indubbia abilità strategica. Di lui si potranno criticare aspetti caratteriali e comportamentali, ma nessuno potrà dire che è incolto (come è il caso per diversi politici di oggi), che manchi di intelligenza e che non sia dotato di quella spregiudicatezza che talvolta ha fatto uomini di governo grandi. Il giorno, oltre tre anni fa, che la signora May è stata nominata a capo del partito conservatore e di conseguenza primo ministro britannico, era ospite da me un importante personaggio inglese che aveva rivestito alte cariche governative nel passato. Gli ho chiesto che giudizio mi potesse dare della signora. Mi rispose: è la persona più noiosa che io abbia mai incontrato in vita mia, aggiungendo che diligenza e cocciutaggine non gli sembravano le qualità richieste nella situazione venutasi a creare.

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Molti diligenti (noiosi) membri del Governo inglese nel 1940 avrebbero firmato un armistizio con la prepotente Germania (e noi ne avremo tutti subito le conseguenze) se non ci fosse stato quel gigante di Churchill, non privo di molti difetti, con il coraggio di pensare l’impensabile. Non sto paragonando Johnson a Churchill, ma vedo nella sua spregiudicata intelligenza la capacità di essere flessibile, l’abilità di sconfessare se necessario atteggiamenti precedenti non più attuali, le premesse per intuire soluzioni non usuali. In più ha cinque anni di potere dinanzi a se, altro elemento di stabilità.

Direi che la palla per una intelligente e reciprocamente utile soluzione dei rapporti tra Inghilterra e UE è nelle mani degli alti funzionari di quest’ultima. Saprà la signora Von der Leyen essere altrettanto elastica se necessario, o ricadremo negli atteggiamenti da pizzicagnolo che hanno caratterizzato l’opera del commissario Barnier? Si riuscirà a Bruxelles ad abbandonare l’atteggiamento punitivo a tutti i costi, che vuole mostrare agli altri Stati membri che dall’UE non si esce che malconci? Non sono il solo che la pensa così, anche l’autorevole opinionista del “Financial Times” Wolfgan Münchau, lui stesso molto europeista e anti Brexit, che da anni relaziona sul tema, qualche giorno fa raccomandava a Bruxelles di cambiare atteggiamento, di non ripetere gli errori già commessi con Cameron (senza i quali non avremmo avuto la Brexit) e con la signora May per indurre gli inglesi a tornare sui loro passi. Dimenticare le lotte di paragrafi o l’applicazione micragnosa di regolamenti per tornare ad una trattativa tra due reciprocamente clienti e fornitori molto importanti e interessati allo sviluppo dei loro commerci.

Se il ritorno della stabilità in Inghilterra sarà accompagnato da una flessibilità garantita dall’intelligenza e abilità della politica dell’imprevedibile Johnson, e non verrà sabotata da meschini rancori di Bruxelles, sarei anch’io ottimista come Münchau per il futuro. E forse ciò permetterebbe anche a noi svizzeri di riprendere le trattative con una UE che userebbe altri toni e criteri, evitando meschine ed oltretutto, come si è visto, inefficienti rappresaglie. Purtroppo, e spero di sbagliarmi, temo che l’attitudine di Bruxelles non muterà. La tecnicamente preparata burocrazia dell’UE non si preoccupa dei bilanci commerciali di singoli Paesi, ma di mantenere il proprio potere anche se in una organizzazione sempre più indebolita ed inefficiente nei grandi problemi internazionali.

Tito Tettamanti

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata