del professor Davide Rossi (dai social)

Soleimani e al-Muhandis – Foto Wiki commons (Hossein Velayati, Fars News Agency)

In un articolo di Paola Goldberg per “Rights Reporter” fondato sul colloquio con un rappresentate dei servizi segreti israeliani, in cui si esprimono inqualificabili e non condivisibili giudizi su Soleimani e l’Iran, tuttavia emergono alcuni elementi di una certa credibilità, li riporto:

Se Qassem Soleimani fosse stato ucciso per errore? Se non fosse stato lui l’obiettivo del drone americano ma fosse stato “solo” Abu Mahdi al-Muhandis? Un colloquio informale con un esponente della intelligence israeliana ci svela che tra gli analisti israeliani questo è un pensiero piuttosto diffuso.

«Questo attacco non rientra nel profilo d’azione del Presidente Trump» ci dice l’analista che per ovvie ragione vuole rimanere anonimo.«Anche tenendo conto dell’alta imprevedibilità del Presidente Trump, fino ad oggi ha cercato sempre di non alimentare nessuna escalation militare con l’Iran e uccidere il braccio destro di Khamenei equivale quasi a una dichiarazione di guerra» continua.

«Ci sono diverse cose che non tornano» prosegue. «Prima di tutto Soleimani era un uomo molto prudente, non programmava mai i suoi viaggi ma li decideva sempre all’ultimo momento e solo pochissime persone ne erano a conoscenza». «Sono anni che il Mossad cercava di intercettarlo senza però riuscirci proprio perché Soleimani era una persona estremamente prudente».

«Al contrario Abu Mahdi al-Muhandis era una persona molto sfrontata. Sicuro di essere intoccabile usava telefoni non criptati per comunicare con i suoi uomini e teneva un livello di sicurezza molto basso nonostante la sua posizione». «In molti hanno l’impressione che i droni americani seguissero Abu Mahdi al-Muhandis, non Qassem Soleimani e che gli americani non sapessero che in quell’auto ci fosse anche Soleimani».