Opuscolo informativo su votazione del 9 febbraio 2020
Iniziativa popolare cantonale “Le vittime di aggressione non devono pagare i costi di una legittima difesa”
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Nella sua vibrata protesta, che speriamo altri media pubblichino, Ghiringhelli si chiede: “se è vero che l’iniziativa viola il diritto federale, com’è possibile che l’iniziativa sia stata giudicata ricevibile?”
Forse il Governo risponderà al primo firmatario. O forse no.
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Lodevole Consiglio di Stato,
nella mia veste di primo firmatario dell’iniziativa popolare intitolata “Le vittime di aggressioni non devono pagare i costi di una legittima difesa” inoltro una formale protesta per una grave affermazione contenuta nell’opuscolo informativo laddove vengono esposte le ragioni del Governo e del Parlamento contro la suddetta iniziativa.
Mi riferisco in particolare alla motivazione esposta sotto il perentorio titoletto “Violazione del diritto federale”, nella quale si sostiene che la soluzione del rimborso delle spese prevista dall’iniziativa “viola il diritto federale”, specificando che “secondo quest’ultimo i casi semplici e bagatellari non sono rimborsati nemmeno in caso di assoluzione”. Questa affermazione, oltre a essere tardiva e inveritiera, suona come una sorta di ammissione di incapacità per il Gran consiglio e per il suo ex-consulente giuridico.
Vorrei infatti ricordare che in data 17 maggio 2017 il Gran Consiglio, seguendo le indicazioni contenute in due rapporti del suo consulente giuridico (Tiziano Veronelli), aveva approvato la ricevibilità dell’iniziativa senza nemmeno un voto contrario. Dato che l’esame di ricevibilità di un’iniziativa è di tipo prettamente giuridico, con quella decisione, che fra l’altro é cresciuta in giudicato, il Gran Consiglio aveva attestato che l’iniziativa era conforme al diritto superiore e non violava il diritto federale. Pure il Consiglio di Stato, nel suo messaggio n° 7442 dell’11 ottobre 2017 non aveva minimamente accennato a una possibile violazione del diritto federale.
E’ dunque decisamente tardivo, oltre che scorretto e ai limiti della malafede tirar fuori adesso, dandola per certa, una “violazione del diritto federale” a un mese dalla votazione popolare e in un opuscolo informativo inviato a tutti i cittadini del Cantone, nell’ovvio intento di indurli a votare contro l’iniziativa.
Quanto successo è grave non solo per i tempi ed i modi scelti – tali da poter influire sull’esito finale della votazione – ma anche perché nel titolo e nel testo contestati si dà per certo ( senza punto interrogativo e senza l’uso del condizionale) che l’iniziativa, in particolare per quanto riguarda i casi bagatellari, viola il diritto federale, pur sapendo che nessuno è indovino e nessuno è in grado di prevedere con certezza quale sarebbe l’esito di un eventuale ricorso al Tribunale federale.
E difatti v’è già chi ha colto al volo l’occasione per fare da megafono a queste perentorie affermazioni. Nel dibattito sull’iniziativa andato in onda su Teleticino ( nell’ambito della trasmissione TG talk) la sera del 13 gennaio scorso, il deputato del PLR Giorgio Galusero (relatore del rapporto di maggioranza della Commissione giustizia e diritti, che nel settembre scorso proponeva al Gran Consiglio di respingere sia l’iniziativa e sia il controprogetto) ha tuonato a gran voce che secondo il Consiglio di Stato l’iniziativa viola il diritto federale e che pertanto in caso di ricorso al Tribunale federale l’iniziativa verrebbe annullata ! Potete immaginare l’effetto che tali perentorie affermazioni possono aver avuto sui cittadini che si apprestano a votare per corrispondenza .
Giusto per dimostrare che l’affermazione secondo cui l’iniziativa viola il diritto federale non solo è tardiva ma è anche tutta da dimostrare, riporto qui di seguito uno stralcio del parere giuridico del 21 gennaio 2017 di Tiziano Veronelli, attuale segretario del Gran Consiglio, a favore della ricevibilità dell’iniziativa:
“Benché il quadro giuridico riferito al patrocinio in ambito penale sia definito in modo chiaro dal CPP (Codice di procedura processuale penale), lo stesso sembra non escludere la possibilità che un singolo Cantone regolamenti il finanziamento della difesa oltre i limiti definiti agli art. 127 segg. CPP e decida di erogare una prestazione positiva di natura pecuniaria “ad hoc”. Ciò è del resto desumibile – quanto meno in parte – dal fatto che “comme pour la défense d’office, l’étendue et les limites du droit à l’assistence judiciaire gratuite sont réglées en premier lieu par la droit de procédure cantonal, qui tout en respectant les garanties minimales et subsidiaires prévues par Cst 29 III peut prévoir des garanties plus étendues (A. Kuhn e Y. Jeanneret, op. cit. pag. 551 n. 14)”
E anche nel rapporto della Commissione della legislazione del 17 maggio 2017 favorevole alla ricevibilità dell’iniziativa ( relatrice: Sabrina Gendotti del PPD) si leggeva:
“Il consulente giuridico nel suo parere giunge dunque alla conclusione che il diritto federale, e meglio il CPP, non esclude la possibilità per un singolo Cantone di regolamentare il finanziamento della difesa oltre i limiti definiti dagli articoli 127 e segg. CPP (…)”
A questo punto credo che sia mio buon diritto, quale primo firmatario dell’iniziativa, e buon diritto di tutti i cittadini che meritano un’informazione onesta da parte delle istituzioni, chiedere e anzi pretendere :
– in via principale, che il Consiglio di Stato, oltre a scusarsi in segno di buona fede per l’accaduto, emetta in tempi rapidissimi un comunicato nel quale inviti i cittadini a non tener conto della contestata argomentazione contenuta nell’opuscolo informativo
– in via subordinata, che il Consiglio di Stato renda noto tramite la stampa che la violazione del diritto federale data per certa nel testo dell’opuscolo riguardante le argomentazioni contro l’iniziativa è solo un’ipotesi tutta da verificare.
Rinuncio a chiedere la ristampa dell’opuscolo, come sarebbe stato nel mio diritto, onde evitare costi a carico degli incolpevoli contribuenti.
Giorgio Ghiringhelli