di Vittorio Volpi
Tokyo è tecnicamente sull’orlo della recessione. I dati che si riferiscono all’ultimo trimestre del 2019 indicherebbero che l’economia del Paese si avvia velocemente verso una recessione tecnica.
Il dato è veramente preoccupante: un -6,3% annualizzato che capita in un momento delicato per l’economia del Sol Levante. Da un’analisi dell’ultimo trimestre dello scorso anno, il Coronavirus non era ancora all’orizzonte, ma ora che l’epidemia sta colpendo moltissimo il Giappone, la preoccupazione aumenta.
Vediamo i fatti. L’anno scorso, il Premier Abe è riuscito ad aumentare l’IVA dall’8 al 10% senza essere costretto alle dimissioni, come successo a suoi predecessori che avevano tentato la stessa manovra. Obiettivo tentare di far invertire rotta all’enorme debito pubblico. Non potendo aumentare le imposte dirette (già molto alte, paragonate ad altri paesi industriali) e nemmeno quelle di successione (che possono raggiungere quasi il 90%), non rimane che ricorrere ad imposte “nascoste” come l’IVA (“spennando il pollo senza farlo urlare”), ma l’esperienza del dopoguerra dimostra che l’economia giapponese è molto sensibile al tema IVA. In genere comporta accumulazine di beni prima dell’aumento, ma crea forte contrazione successivamente.
Dall’analisi risulta inoltre che oltre al severo impatto dell’aumento dell’IVA, c’è stato il peso negativo di una serie di tifoni devastanti (arrivano tutti gli anni, ma la differenza dipende dall’intensità) ed anche un inverno tenero (come da noi) che ha tenuto i giapponesi alla larga da acquisti stagionali. La legge di Murphy, situazioni negative, richiamano altre situazioni critiche.
La Banca Centrale farà il possibile per stimolare altri investimenti nell’ordine di centinaia di miliardi di dollari perché questa recessione tecnica, che peserebbe di un -1,6%, non depone bene per la famosa “Abenomics”, ovvero la visione economica del Premier Shinzo Abe, ormai testata con scarsi successi negli ultimi anni. Purtroppo ai guai che si profilano si è aggiunto il Coronavirus che sta manifestando danni significativi all’economia nel suo complesso, ivi incluso il turismo.
Ricordiamo che il 2020 è per il Giappone l’anno delle Olimpiadi, previste a luglio. Il Governo ha investito 12,5 miliardi di dollari in infrastrutture ed anche nell’organizzazione di eventi. L’obiettivo comunicato è (era) di raggiungere nel 2020 ben 40 milioni di visitatori e l’evento olimpico contribuirebbe in modo significativo all’economia. Avverrà? È tutto da vedere perché dipenderà dall’evoluzione del coronavirus che colpisce il Giappone in vario modo.
In primis con la riduzione drastica dei turisti cinesi. Ricordiamo che per numero, sono milioni – e si vedono girando per il paese – e soprattutto spendono.
Gelata quindi dell’indotto. Poi gli eventi. Per la maratona di marzo, annunciati 200 professionisti anziché 38 mila partecipanti. Si correrà il Gran Premio di F1 di Suzuka? Incerto. E poi l’evento Olimpico; che ne sarà? In che forma di realizzerà? Incognita.
Persino la celebrazione del genetliaco del nuovo Imperatore Naruhito è stata annullata: niente discorso pubblico per evitare assembramenti che potrebbero contribuire alla diffusione del virus.
Come è noto il Giappone è il Paese che ha avuto il maggior numero di infettati dopo la Cina: erano ieri 59, un morto e 454 contagiati sulla nave Diamond Princess.
Insomma un grosso mal di testa tenendo conto che sta anche paralizzando molte aziende che non possono ricevere componenti dalla Cina e viceversa, cioè, a loro volta non possono consegnare merce.
Come si vede, gli effetti dell’epidemia cominciano a farsi sentire……speriamo in bene.