Thobias Rathien aveva 43 anni, era un impiegato di banca, con tendenze paranoiche, che viveva con la madre, 72enne. Una vita apparentemente normale, fomentata però dai media, dalla paura dell’estremismo islamico, che ha trasformato lui stesso in un estremista.
Amava le armi, odiava le donne e gli immigrati. Soprattutto gli islamici. Aveva aperto un canale Youtube in cui incitava gli americani a resistere contro gli invasori della mezzaluna, auspicando l’egemonia di fantomatiche società segrete estremiste, di destra.
Ieri, ad Hanau, Germania, ha aperto il fuoco su un gruppo di persone che cenava, nella comunità turca della città, uccidendone 11 e ferendone 4. Tra le vittime anche una donna incinta.
Ora, le reazioni in seguito alla strage, sono tra le più disparate: c’è chi individua nel “white power” il terrorismo del suprematismo bianco, chi invece vede una risposta (violentissima ed esecrabile) al terrorismo islamico, e chi, in fondo, ha solo tanta, tanta paura.
Il mondo forse sta impazzendo, ma il processo è principiato molto tempo fa.
Lo dice una compagna di classe di Rathien, turca, islamica e madre di un bambino, che ora ha paura, poiché quel suo compagno solitario e riservato si è trasformato in un terrorista.
Lo dice un uomo di Hanau che ricorda con egual terrore le stragi islamiche compiute in Germania, come quella del 19 dicembre 2016 quando un terrorista islamico dirottò un camion per uccidere 12 passanti.
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