da Opinione Liberale, per gentile concessione
I film con trame di spionaggio alla 007 appassionano sempre. Intriganti e affascinanti ancora di più sono le scene girate nei luoghi a noi comuni, con James Bond che precipita nel vuoto dalla diga di Contra (GondenEye, 1995). La Svizzera ha fatto spesso da sfondo alle imprese dell’agente segreto più famoso del mondo.
E adesso, si sente parlare di una “nuova trama” da 007 con protagonista una società di Zugo, la Crypto AG, che avrebbe venduto a più di 130 Paesi le proprie macchine per crittografare i messaggi, utilizzate dai servizi segreti americani, tedeschi e anche inglesi, per decifrare qualsiasi comunicazione in entrata e in uscita. Durante il periodo della guerra fredda, i James Bond avrebbero potuto utilizzare le attrezzature crittografiche svizzere, lo sostengono dei documenti d’archivio segreti ritrovati.
Negli ultimi mesi la tematica della Crypto Ag è approdata sui banchi del parlamento. Personalmente sono molto incuriosito sull’evolversi della vicenda, al quanto affascinante per la sua trama da 007. Gli interrogativi sono molti: il Governo svizzero ne era a conoscenza? I collaboratori della Crypto AG erano informati? Chi è stato realmente il “regista” di questa nuova trama allo 007? Chi ha fatto da “protagonista”?
Il Consiglio federale, non appena il Washington Post, la televisione della Svizzera tedesca (SRF) e la televisione pubblica tedesca (ZDF) hanno divulgato l’inchiesta, ha incaricato un’indagine per delineare meglio la vicenda. Le uniche fonti attualmente presenti sono quelle giornalistiche, non esiste un documento scientificamente analizzato che attesti la veridicità del caso. Una chiarezza maggiore sulla vicenda della Crypto AG con implicazione della Svizzera è necessaria.
Il Consiglio federale ha agito con tempismo incaricando l’ex giudice federale, Niklaus Oberholzer, di presentare un rapporto, che sarà coordinato sotto la responsabilità della delegazione delle Commissioni della gestione del parlamento (GPDel), la quale proseguirà con un’ispezione formale. A giugno 2020 sono previsti i primi risultati, sulla base dei quali si deciderà se valutare una Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI). Anche la SECO ha sporto denuncia contro ignoti per non essere stata a conoscenza delle eventuali falle presenti nelle attrezzature della Crypto Ag e, in questo caso, alla quale non avrebbe mai rilasciato i permessi.
Come politico e cittadino svizzero, però, ritengo che ora si debba tutelare l’immagine della Svizzera. Ci vogliono anni per creare una reputazione forte, ma ci vuole un attimo per di- struggere tutto ció che è stato costruito. Il principio di neutralità che ha distinto e distingue la Svizzera a livello internazionale e la swissness che indica l’ottima qualità dei prodotti svizzeri non devono essere messi a rischio per una trama – non accora accertata – alla James Bond che utilizza attrezzature svizzere per aver potuto spiare gli Stati. Per quanto appassionino le storie di spionaggio, ritengo di restare focalizzati sul chiarire la vicenda della Crypto Ag e tenere saldi i nostri principi e le nostre qualità.
Rocco Cattaneo consigliere nazionale PLR membro della Commissione della politica di sicurezza