Cosa spinge una persona ad innamorarsi di una persona molto, ma molto più giovane? Le cause dell’amore, così come della psicologia, sono recondite e ascose. L’amore non è peccato, l’amore non è una colpa, soprattutto se ricambiato, ce lo insegna magistralmente l’Alighieri che sviene al racconto dell’anima dannata di Francesca, nell’Inferno, Canto V. Ma, posto che l’amore non sia ricambiato, cosa spinge una persona ad illudersi dell’amore di quella persona molto più giovane, e a provar rabbia e dolore quando semplicemente s’accorge che questi non la ricambia? La vanità, forse?  L’amore non è una colpa, la pretesa sì.Infine, perché se l’innamorato pretenzioso è donna, genera scalpore, mentre se uomo, no?

Nella tragedia greca non v’è altra palese differenza d’età che quella tra Fedra e Ippolito, quindi tra una donna matura e un giovane. Possiamo quindi asserire che la tragedia stia nell’amore non corrisposto e impedito dalle relazioni parentali, e non nell’età. Eppure, se supponessimo il contrario, non troveremmo il corrispettivo maschile. Insomma, Trump e Melania formano una bella coppia, Macron e Brigitte fanno sorridere. E la storia, che dice?

Si sa che le Matilde (nome appositamente al plurale) siano state solite sposare uomini più giovani, cosa che, se non fa loro onore, non deve fare nemmeno scalpore, se non quanto ne dovrebbe fare un uomo che s’innamora d’una ragazza. Matilde di Canossa che di anni ne aveva quasi quaranta, sposò, costretta, un ragazzo di sedici, ma il matrimonio finì presto. La gran contessa, mediatrice tra papato e impero durante la Lotta per le Investiture, che forse era stata l’amante (platonica?) di Papa Gregorio VII quando ancor si chiamava Ildebrando da Soana, mentre dalla famiglia dell’imperatore Enrico IV era stata rapita quando aveva nove anni (e possiamo dunque capire il suo parteggiamento), fu poi premiata, per la sua coerente perseveranza, dal nuovo imperatore (figlio del suo cugino e nemico), Enrico V, col titolo onorifico di regina d’Italia. Enrico V la chiamava rispettosamente madre: lui aveva venti nove anni, lei Matilde sessantanove. Sempre lui, un anno prima, aveva sposato Matilde, che di anni ne aveva dodici, che a ventitré restò vedova e che a ventisei sposò il quindicenne Goffredo d’Anjoux, a cui partorì l’agognato erede d’Inghilterra, passato alla storia come l’eccentrico calcolatore Enrico II il Plantageneto, scopritore della tomba di re Artù a Glastonbury e mandante dell’assassinio di Thomas Becket.

Per par condicio, vediamo la controparte maschile: Federico Barbarossa graziò l’adultera Adelaide (che aveva tre anni in meno di lui), poiché anziché spedirla in convento le permise di sposare colui per cui l’aveva tradito e fu in qualche modo premiato dalla magnanimità con cui si era destreggiato nella delusione d’amore, infatti, come nelle più belle leggende medioevali, trovò la sua principessa nella torre da liberare e la sposò. L’unico problema era che lui di anni ne aveva trentasei, lei, Beatrice di Borgogna, dodici.  Anche Ludovico il Moro, duca di Milano, aveva trentasei anni quando si prese per amante la sedicenne Cecilia Gallerani, ritratta da Leonardo come la bella e misteriosa dama con l’ermellino, e ne aveva quarantuno quando sposò la sedicenne Beatrice d’Este, che morì a ventidue. Per ironia della sorte il solo figlio illegittimo a sopravvivergli fu quello avuto dall’amante Lucrezia Crivelli, che di anni ne aveva quarantacinque. Perché dunque sorridiamo quando apprendiamo che le Matilde sposarono uomini più giovani di loro, mentre ci rattristiamo quando apprendiamo che i vari Federico o Ludovico sposarono poco più che bambine? Dura lex, sed lex direbbe il giurista romano, i quaranta delle donne sono i cinquanta degli uomini, direbbe Victor Hugo, che tuttavia fissa la differenza d’età di coppia a dieci anni (e non di più).

Chantal Fantuzzi