Per gli investigatori la conversione al Corano potrebbe essere frutto della condizione di schiavitù nella quale la ragazza è stata detenuta per diciotto mesi, ma Silvia Romano smentisce “io scelto io il Corano” dice “la mia è stata una libera scelta”.

Arrivata a Ciampino, Silvia Romano è stata accolta dalla famiglia – la madre e la sorella in lacrime, dal ministro degli Esteri Di Maio e dal premier Conte; è stata sottoposta al test del coronavirus per poi proseguire verso la caserma dei Ros dove è stata interrogata per quattro ore dagli agenti per indagare la sua oscura avventura.

Sbarcata dal volo di stato in una veste verde, islamica, con mascherina anticontagio, la 25 enne Silvia Romano ha sbalordito non poco con il proprio racconto. Dice di essere sempre stata trattata bene durante il suo sequestro “Mi hanno assicurato che non sarei stata uccisa, e così è stato. In questi mesi sono stata trasferita frequentemente e sempre in luoghi abitati e alla presenza degli stessi carcerieri”. Poi, in merito alla conversione  “è successo a metà prigionia, quando ho chiesto di poter leggere il Corano e sono stata accontentata.”  Racconta di aver imparato un po’ di arabo, di non aver subito alcuna costrizione ad un matrimonio o ad una relazione, di essersi convertita lentamente, in quattro mesi, alla “cultura” e alle “ragioni” islamiche.

Racconta di essere stata trasferita più volte nel corso della prigionia, ma sempre in presenza dei carcerieri. Erano a volto coperto, racconta, aggiungendo di non averli mai visti in faccia. 

Nel paese natio di Silvia Romano le campane suonano a festa. La giovane ha ringraziato le istituzioni, l’Unicef per voce del presidente, si congratula con la ragazza. Unica voce fuori dal coro, quella di Matteo Salvini, leader della Lega che ha così commentato a “Mezz’ora in più” su Rai 3. “Greta e Vanessa, una volta liberate dissero subito: ‘noi torneremo là’…Credo che fosse il caso di pensarci un po’… E’ chiaro che nulla accade gratis ma non è il momento di chiedere chi ha pagato cosa. Io ho visto come lavorano le nostre forze dell’ordine e porto enorme rispetto verso chi corre rischi, penso all’agente Apicella. Prima di fare cose che mettono a rischio la vita di donne e uomini delle forze dell’ordine, in Italia e all’estero, pensarci cento volte”.

Così, ancora una volta, l’Italia si divide in due: tra le ovazioni per il ritorno della concittadina, e tra le polemiche per l’eventuale riscatto, per la conversione della vittima alla religione dei suoi carnefici, nonché per il rispetto ch’ella dice di aver avuto da parte di coloro che, mettendo in pericolo la vita degli agenti di sicurezza italiani e dell’Intelligence, l’hanno tenuta in carcere.

Resta da vedere se la conversione e l’abbraccio dei valori musulmani da parte della Romano sia spontanea oppure non sia frutto di una più comune sindrome di Stoccolma, il che non stupirebbe.