Ha ignorato il divieto della Contea di Alameda, nello Stato della California, di rimanere a casa e di mantenere chiuse le aziende fino alla fine del mese, e ha deciso di riavviare ieri la produzione nel principale impianto di assemblaggio auto della Tesla situato nell’area di San Francisco a Fremont. Elon Musk, è riuscito così a mettere in una difficile situazione i funzionari sanitari di Stato nel decidere come applicare le restrizioni del coronavirus nei confronti di quello che viene considerato un grande datore di lavoro.

Rischia al massimo una multa di 1’000 dollari al giorno oppure di essere arrestato e scontare in prigione una pena di 90 giorni. L’applicazione di entrambi i provvedimenti è altamente improbabile.

Musk ha anche minacciato che, a causa della chiusura, potrebbe spostare il quartier generale di Tesla in Texas o in Nevada. Un annuncio che ha scatenato la corsa per attrarre l’imprenditore verso altri stati che hanno già riaperto le loro economie seguendo i consigli del presidente Donald Trump. Il presidente ha infatti lasciato la sovranità ai governatori dei singoli stati di decidere i margini di manovra in merito alle restrizioni. Il governo del Nevada ad esempio, ha modificato le regole di soggiorno la scorsa settimana per consentire ad alcune aziende la possibilità di riaprire con rigide misure di protezione.

A metà marzo, Tesla aveva interrotto la produzione in tutte le sue fabbriche statunitensi per rispettare le misure di contenimento. Musk, che ha costruito la sua carriera su decisioni che contraddicono le opinioni prevalenti, ora è diventato il simbolo del movimento di riapertura dopo un lockdown  che ha portato il paese americano a licenziare milioni di lavoratori. In contrasto, dunque, con chi vuole un approccio cauto nel riportare i dipendenti al lavoro nel tentativo di rallentare la diffusione del virus. Il mese scorso, Elon Musk aveva definito “fasciste” le misure restrittive, citando anche in giudizio la Contea dove si trova il suo stabilimento.

Alcuni dipendenti di Tesla, parlando in anonimato per la paura di perdere il posto, hanno dichiarato di essere preoccupati per l’improvvisa e veloce ripresa della produzione, in quanto le misure di distanza sociale sono scarse all’interno dello stabilimento anche se l’azienda offre le mascherine. Tesla sta costringendo i lavoratori: “La scelta di non presentarsi al lavoro può eliminare o ridurre la tua idoneità alla disoccupazione”, recita una e-mail inviata a tutti i 10 mila impiegati della struttura.

Alcune aziende, che forniscono in gran parte servizi, beneficiano del fatto di poter lavorare online restando a casa. Google, Amazon e Facebook, ad esempio, hanno già fatto sapere ai propri dipendenti che possono lavorare in remoto anche fino alla fine dell’anno, perché preoccupate dal fatto che riaprire parti delle società troppo rapidamente possa causare futuri focolai virali che porterebbero a risultati economici a lungo termine molto peggiori.

Ma la sfida commerciale di Tesla si basa invece sulla produzione di automobili, alcune attese da diverso tempo, e la società ha avvertito gli investitori che la chiusura della sua struttura influisce a breve termine sulle proiezioni finanziarie. Numerose società di venture capital si sono schierati dalla parte di Elon Musk, convinte che costringere le persone a rimanere a casa uccida, ribadendo un’affermazione del presidente Trump, suo sostenitore, che ha ripetutamente affermato che un’economia di arresto prolungato, causerebbe maggiori tassi di suicidio.

Le proteste contro le restrizioni legate al coronavirus, diffuse negli ultimi giorni in molte città americane, sono state supportate da Trump e hanno portato la maggior parte dei governi statali a prendere provvedimenti per allentare le limitazioni permettendo ai funzionari locali di sostituirsi agli ordini dello Stato.

Musk, già ricco di famiglia in quanto il padre possedeva una miniera di smeraldi in Zambia, ha accumulato quest’anno oltre 12 miliardi di dollari, portando la sua ricchezza ad un totale di oltre 40 miliardi. Anche se Tesla ha subito ingenti perdite di denaro negli ultimi 10 anni, il suo valore azionario è aumentato vertiginosamente con una capitalizzazione di mercato del valore di 150 miliardi dollari. Questa fortuna si basa su una montagna di debiti che possono essere contrastati soltanto da un plusvalore della produzione.